30 novembre 2014

La genialata (si fa per dire) di Giavazzi

Non sapendo come criticare il jobs act, Francesco Giavazzi ha scoperto una presunta pecca: se si adotta un sistema a tutele crescenti si disincentiva chi ha già un lavoro a cambiare posto.

Infatti se un lavoratore cambia posto, perde i diritti acquisiti e comincia un periodo in cui i suoi diritti aumentano gradualmente, fino a tornare quelli di prima.

Perchè -dobbiamo chiederci- un lavoratore cambia lavoro volontariamente?

La prima possibilità è che il lavoratore possa cercare un nuovo lavoro perchè l'ambiente di lavoro diventa difficile. E' il caso di un'impresa in difficoltà oppure di una situazione di incompatibilità tra persone che lavorano nella stessa impresa.

Se il lavoratore che teme di perdere il lavoro o si scontra con colleghi o dirigenti e decide di andarsene, probabilmente è poco interessato ai diritti che perderà. Preferisce avere meno diritti lavorando però in un ambiente non ostile o con la certezza di non doversi preoccupare di restare disoccupato.

L'altro caso è quello del lavoratore che cambia posto perchè alla ricerca di un'occasione di crescita professionale e di uno stipendio migliore.

A questo punto apriamo una piccola parentesi.
La legge a tutele crescenti serve a ridurre i vincoli per un'impresa che, scelto un lavoratore e scoperto di aver commesso un errore, vuole interrompere il rapporto di lavoro.

Il lavoratore che lascia un posto di lavoro perchè grazie a un buon curiculum cerca un'occasione di lavoro, è diverso dal lavoratore privo di esperienza alla ricerca del primo impiego e dal lavoratore con poca esperienza a cui magari non è stato rinnovato il contratto a tempo determinato.

Il lavoratore con esperienza sa di correre un minor rischio di essere licenziato perchè l'impresa che lo assume vuole acquisire le sue competenze e per questo è disposta a pagarlo di più.

Perchè dovrebbe rinuciare a un'occasione migliore, come pensa Giavazzi?

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