Un vecchio slogan elettorale suonava più o meno così: “Meno tasse per tutti”. E lo slogan è stato cavalcato fino a farne una bandiera.
Ma come stanno le cose?
E soprattutto che promesse sono state mantenute?
Dichiarazioni di Silvio Berlusconi e della Casa delle Libertà:
“Abbattimento della pressione fiscale, con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; con la riduzione al 23% dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni di lire; con la riduzione al 33% dell’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni” (dal Contratto con gli Italiani, campagna elettorale 2001)
“Il Governo non ha aumentato le tasse, e questo è già miracoloso” (Berlusconi, Roma, 21 dicembre 2001, conferenza stampa)
“E’ preferibile per i cittadini che pagano le tasse, come le paga il sottoscritto, pagare minori imposte. Per questo può essere necessario incentivare quei cittadini che non sono in regola, perché mettano mano al portafoglio” (Berlusconi, 2 gennaio 2003, intervista a Panorama)
Vediamo come stanno le cose.
Imposte dirette: le aliquote, nonostante i proclami, sono attualmente 5: 23%, 27%, 38%, 41% e 43%. Quindi nulla sembra essere cambiato rispetto a prima! In pratica sui redditi oltre i 75.000 € si paga il 43%
Imposte indirette: le aliquote IVA sono 4%, 10% e 20% ormai fisse da anni
IRAP: l’unica modifica l’ha fatta Prodi, introducendo il cuneo fiscale. In pratica uno sconto sull’IRAP. Poi le regioni possono, entro certi limiti, variare le aliquote. Ultimamente è stato deciso uno sconto generalizzato sull’IRAP da parte dello Stato. Peccato che l’IRAP vada a finanziare la sanità regionale (sull’assurdità dell’IRAP sono stati scritti fiumi di inchiostro…).
Imposta di successione: tolta e poi rimessa. Gli unici ad averci guadagnato sono quelli che hanno acquistato casa nel periodo di “interregno”
Imposte di registro: praticamente invariate
Imposta di bollo: in costante aumento. Le marche da bollo, retaggio medioevale di pagamento, sono lievitate a 14,62 €. Ma si va già verso i 17,50 per alcuni atti.
ICI: tolta sulla prima casa. Ovviamente se abito in un castello non pago nulla (poverino….).
Accise: sono le imposte sulle risorse, si pagano su petrolio, estrazione, e simili. Costanti. Ma tanto in caso di aumento vengono integralmente riversate sul consumatore…
Balzelli vari: qui si apre una voragine che potrebbe non avere fondo. Infatti se da una parte lo Stato ha ridotto il numero delle imposte, dall’altra parte gli enti locali hanno dato sfogo alla fantasia tassando il possibile. Ne cito solo alcune: TARSU (Rifiuti), TOSAP (Occupazione suolo pubblico), Tassa sulla pubblicità, Tassa sulle insegne (su quelle piccole non si paga più…). E fin qui ci potremmo anche stare. Poi se vogliamo un passo carrabile dobbiamo pagare, così come per la luce notturna, il tagliando per parcheggiare sulle righe blu (anche se sono residente), illuminazione al cimitero, multe e così via
La politica di tutto questo è chiara: lo stato taglia i trasferimenti e scarica sugli enti locali l’onere di “tosare” il cittadino in altri modi. Però così direi che è troppo facile. La pressione fiscale ha raggiunto in Italia livelli record e soprattutto NON E’ DIMINUITA negli ultimi 10 anni!
Scusa William ma non ho capito...
RispondiElimina"Imposte dirette: le aliquote, nonostante i proclami, sono attualmente 3: 23%, 27%, 38%, 41% e 43%."
Sono 3 o 5?
ops, un piccolo errore di battitura mentre pensavo se mettere o no gli scaglioni di reddito. Poi ho deciso di non metterli perché sarebbe diventato troppo lungo. Le aliquote sono 5, correggo subito. Grazie per la segnalazione
RispondiEliminaGrazie a te per la precisazione! :)
RispondiEliminaIo lavoro con gli enti pubblici, le università.
RispondiEliminaIl 90%-95% delle spese se ne va in stipendi. E il personale non lo puoi licenziare e ne' puoi diminuirgli lo stipendio.
Quando subiscono dei tagli, possono aumentare di una piccolissima parte le tasse universitarie, ma il resto dell'economia la devono scaricare sul rimanente 5-10%
Penso che la stessa cosa valga in molti altri tipi di enti pubblici.
Allora è solo una presa in giro.
Sin quando un ente statale non potrà:
1) diminuire gli stipendi
2) licenziare
questi tagli faranno solo si da mandare gli enti in rosso.
Che li vogliano far chiudere??
Quando ho scritto
RispondiElimina"Il 90%-95% delle spese se ne va in stipendi."
intendo dire del bilancio di un'Università, sia ben chiaro.
Beh, che il bilancio di un'università sia assorbito per gran parte degli stipendi non è sorprendente: quello che fa la differenza è il capitale umano.
RispondiEliminaQuello che è sorprendente è che vi sia un'assoluta mancanza di meritocrazia all'interno dell'università: gli stipendi sono uguali per tutti, bravi e meno bravi e seguono la linea di aumenti sindacali come da contratto.
La politica su scuola e università del governo è chiara: tagli ad ampio raggio in modo da far peggiorare il servizio e spostare gli studenti (più facoltosi) sulle strutture private. POI, visto che molti si sono rivolti a strutture private, finanziarle sottraendo ancora risorse alle strutture pubbliche.
Esatto, è quello che sembra vista la situazione. Non puoi tagliare il 10% di risorse ad una struttura che spende il 90% per stipendi che non può diminuire in alcun modo.
RispondiEliminaE sappi che la legge impone un tetto alla fiscalità sugli studenti da parte dell'università, per cui solo una piccola % della spesa può essere sostenuta dagli studenti.
Insomma le Università sono in un vicolo cieco.