01 marzo 2015

La scuola sconvolta dalla crisi

Interessante intervista della preside del liceo D'Azeglio di Torino, il liceo classico più famoso, quello in cui hanno studiato molti famosi intellettuali torinesi, come Norberto Bobbio o Cesare Pavese.

Al liceo D'Azeglio si iscrivono ormai solo i figli di ex alunni, mancano i figli di chi non ha frequentato il liceo classico, e l'interesse delle famiglie che si informano negli open day del liceo sembra orientato a dare ai figli un'educazione capace di portarli poi a studiare all'estero.

E' un effetto -forse- della crisi. Le famiglie vogliono che i figli abbiano conoscenze utili subito, sono preoccupate per il futuro lavorativo, vogliono che i figli vadano a studiare all'estero. Non interessa un percorso di studi in cui l'obiettivo principale è acquisire una conoscenza da usare in un percorso universitario o semplicemente qualità che si possono usare sempre. Le famiglie vogliono qualcosa di spendibile subito in ambito lavorativo.

Così sono solo gli ex alunni, cioè di chi ha vissuto l'esperienza del liceo classico, a volere i figli nella stessa scuola. Chi non ha un passato al liceo è più restio a spingere i figli a frequentarli. E questo vale per tutti, spiega la preside. Un tempo si credeva nella cultura e anche i figli degli operai frequentavano il liceo classico. Ora non più.

La crisi ha certamente una colpa in tutto ciò: può spiegare il volere che i figli abbiano più opportunità lavorative, il desiderio di farli studiare all'estero ma anche la rinuncia a migliorare con la cultura il proprio livello sociale.

La crisi ha reso tutti meno ambiziosi, ha fermato l'economia ma anche la società.


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