23 marzo 2015

Pirelli

Come giudicare la cessione della Pirelli a un gruppo chimico cinese?

Tronchetti Provera, manager italiano per qualche tempo marito di Cecilia Pirelli, si sa che ha saputo fare molto bene in Pirelli (e meno bene in Telecom), facendo della famosa impresa milanese una multinazionale.

La sua carriera inizia nel 1992. Fallisce la scalata di Pirelli nei confronti di Continental e Leopoldo Pirelli getta la spugna, aprendo l'era di Tronchetti Provera, che rianima un'impresa piccola e debole, facendola diventare una multinazionale il cui fatturato dipende solo in minima parte (circa il 6%) dal mercato italiano.

Leopoldo Pirelli provando a comprare Continental, sa bene che il futuro di Pirelli si gioca sui grandi numeri. Per essere competitivi occorre produrre milioni di pneumatici e per questo punta ad acquisire il gigante tedesco.

La Pirelli di Tronchetti Provera ha puntato sui prodotti a più alto valore aggiunto, capendo che i prodotti più tradizionali avrebbero subito la concorrenza dei paesi emergenti, ma non ha dimenticato il vecchio desiderio di Leopoldo Pirelli di dare un futuro più solido all'impresa.

Solo non l'ha fatto acquistando o alleandosi con un colosso del settore come Yokohama o Hankook. Un'alleanza del genere avrebbe creato problemi a Pirelli, come la decisione di chiudere le fabbriche più piccole. Tronchetti Provera ha invece scelto di allearsi con un'azienda chimica cinese che pare interessata a integrare le proprie attività di produzione di pneumatici destinati a camion e macchinari e quelli per auto di basso prezzo.

In altre parole ai cinesi interessa un marchio famoso e la tecnologia di chi ha un secolo e mezzo di esperienza alle spalle per sviluppare i prodotti in Asia e dovunque Pirelli venda prodotti destinati alle auto meno care.

A parte restano invece gli pneumatici e gli altri prodotti a maggior valore aggiunto. Probabilente su quelli si concentrerà la Pirelli di Tronchetti, che punta a riportare in borsa l'azienda milanese tra qualche anno dopo che avrà modificato le proprie attività.

Tutto ciò e la clausola che impedisce di spostare la sede e il centro di ricerca senza disporre del 90% del capitale fa pensare che la Pirelli "cinese" resterà uguale a quella odierna, in Italia, e magari sarà più forte, più concentrata sui prodotti a alto valore aggiunto, i soli che è possibile produrre in Europa,
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