23 luglio 2010

Monopoli pubblici e monopoli privati

Ultimamente si sta surriscaldando il dibattito intorno alla privatizzazione dell'acqua e al prossimo referendum che ne proporrà l'abolizione.

Io credo che dove esiste un monopolio naturale (come reti idriche, reti di telecomunicazione e viarie), non abbia senso la legge del libero mercato e la rete fisica debba rimanere in mano pubblica e tutt'al più i privati possono gestire la distribuzione del prodotto che corre sulla rete.
Se poi parliamo di un bene fondamentale come l'acqua allora penso che la gestione, nonostante tutto, debba rimanere pubblica.

Ma quali sono le ragioni dei privatizzatori? Vediamo cosa dicono...

"la rete italiana è un colabrodo e si perde fino al 60% dell'acqua".

E' vero, ma secondo voi consegnando la rete a un privato questo si metterebbe a sostituire tubi e a creare invasi?

Perché sull'acqua bisogna chiarire un grosso equivoco. L'acqua non è distribuita ovunque in maniera equivalente: in alcuni posti ce n'è troppa e in altri troppo poca.
Dove ce n'è tanta anche se se ne perde molta, comunque è sufficiente per i bisogni idrici e quindi investire in un impianto senza perdite sarebbe antieconomico, anche perché l'acqua che si perde non è che scompare nel nulla. L'acqua si perde nel terreno e poi finisce tramite ruscelli e fiumi nel mare. Se si captasse tutta l'acqua magari sarebbe troppa e bisognerebbe scaricarla comunque nei fiumi (non è che l'acqua possiamo accantonarla per anni...

Dove invece ce n'è poca servirebbe sicuramente migliorare l'impianto, ma il problema è che se è poca, è proprio poca. Allora bisognerebbe costruire degli invasi per contenerla quando piove, cioé dei laghi artificiali o delle cisterne.

Quindi il problema non è tanto la rete in sé, ma la gestione dell'acqua sul territorio. Che privato si accollerebbe i costi per costruire invasi, cisterne, dighe o laghi artificiali?

Queste sono opere pubbliche il cui ritorno economico è difficilmente valutabile. Anche se un privato decidesse di investire i ritorni sarebbero decennali, a meno di non voler scaricare i costi sulle tariffe. E allora l'acqua in bottiglia converrebbe usarla anche per lavarsi oltre che per bere.

Quindi è completamente inutile far gestire l'acqua (e in genere i monopoli naturali) ai privati. Quello che bisognerebbe fare è depurare la gestione dell'acqua dalla politica, azzerando la miriade di CDA e consiglieri inutili che ci gravitano attorno e consegnarne la gestione (non la proprietà, che deve rimanere pubblica!) direttamente alle regioni, le quali poi si organizzeranno a secondo degli invasi e della geografia locale

3 commenti:

  1. Ciao William,
    il tuo articolo è interessante ma vorrei un chiarimento sull'ultima frase quando dici

    "Quindi è completamente inutile far gestire l'acqua (e in genere i monopoli naturali) ai privati. Quello che bisognerebbe fare è depurare la gestione dell'acqua dalla politica, azzerando la miriade di CDA e consiglieri inutili che ci gravitano attorno e consegnarne la gestione (non la proprietà, che deve rimanere pubblica!) direttamente alle regioni, le quali poi si organizzeranno a secondo degli invasi e della geografia locale"

    Le regioni non sono enti locali gestiti dalla politica? Cosa cambierebbe?


    Inoltre ti ricordo che la legge che il SI abolirebbe non è per privatizzare l'acqua, intesa come molecola o fluido ( che è bene demaniale e tale rimane ) ma semplicemente per mettere l'obbligo di indire un gara per la gestione del servizio idrico integrato ( trasporto,depurazione,trattamento,distribuzione,riciclo e depurazione,immissione in mare). Gare a cui i privati cmq non sarebbero mai obbligati a partecipare, ovviamente..

    :)

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  2. Mi spiego meglio. Attualmente le competenze sull'acqua sono divise tra stato, province e comuni. E il sottobosco dei politici prolifera nelle aziende municipalizzate di gestione dell'acqua create in genere dai comuni.
    E' ovvio che sottrarre del tutto la gestione dell'acqua dalla politica è impossibile, ma è sicuramente possibile limitarne l'ingerenza.
    Questo può essere fatto dividendo le competenze tra stato e regioni: allo stato la proprietà dell'acqua e alle regioni la gestione (possibilmente abolendo le province). Poi le regioni penseranno alla gestione magari incaricando un ufficio tecnico. Ma quanti CDA e aziende speciali si risparmierebbero?

    Dall'altra parte i privati. Prendere in gestione una sorgente per 20 anni significa in pratica averla in proprietà, perché posso farne il prezzo a piacimento. L'esempio di Agrigento deve servire ad esempio. L'ingresso dei privati nei monopoli naturali non ha mai fatto scendere le tariffe e non ha mai fatto migliorare il servizio.

    L'acqua e le strade, per citare 2 esempi, non sono come le telecomunicazioni, dove una volta tracciata la via tutti possono correre.

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  3. perfettamente d'accordo con l'articolo. Peccato che privatizzare l'acqua per alcuni sia un grande affare.

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