20 giugno 2011

Il merito (di Montezemolo e della Gelmini)

Uno dei tormentoni degli ultimi anni è il merito.
Chi merita dovrebbe far carriera più di chi non merita. Si dice... ma poi succede?

Dopo l'arresto di un faccendiere come Bisignani, che si era assunto il compito di mediare tra poteri economici e politici di ogni sorta, raccomandando e trattando per conto terzi, si scopre che il faccendiere aveva legami, tra gli altri, con Montezemolo e il ministro Gelmini, due paladini della meritocrazia. O meglio della retorica della meritocrazia.

Montezemolo, che negli anni '70 venne mandato via dalla Fiat perchè -secondo Cesare Romiti- chiedeva soldi agli imprenditori che volevano incotrare Gianni Agnelli, questa volta ha chiesto a Bisignani di mediare per avere qualche voto in più nella corsa alla presidenza di Confindustria. In cambio ha assunto il figlio di Bisignani alla Ferrari.

Un'altra a contattare frequentemente Bisignani, come spiega Corriere.it, è Maria Stella Gelmini, diventata ministro dell'Istruzione dopo una carriera rapidissima. Laureata in Giurisprudenza, non ha mai accettato la sfida di Bersani di mostrare i suoi voti universitari. E' diventata avvocato in Calabria, perché l'esame lontano da casa era più facile e poi è entrata nel giro giusto dopo essere apparsa -così si dice- in televisione: Rete 4 cercava qualcuno da infilare in un programma di Davide Mengacci nel bresciano e si rivolsero al club locale di Forza Italia. Mandarono la Gelmini e da allora iniziò, misteriosamente, la sua fulminante carriera.

E' difficile credere a questi personaggi e in genere a chi sventola la bandiera del merito
. E non solo perchè sembrano contraddire in prima persona il principio che sembra ispirarli, visto che per primi si affidano alle raccomandazioni e alle amicizie, ma anche perchè, dimostrando di valere meno di quanto comunemente si creda, non hanno le caratteristiche giuste per giudicare il merito altrui.

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