09 giugno 2011

L'incredibile Franco Battaglia

I dibattiti sul referendum hanno portato in tv un conservatore particolarmente interessante: Franco Battaglia.

E' un bell'esempio di intellettuale ultraconservatore: unisce a una non eccellente competenza per l'argomento di cui parla (l'energia) una buona capacità di confondere le acque e di ridicolizzare gli argomenti avversi e chi li sostiene, il tutto mescolato con una punta di razzismo e di fastidio per la democrazia.

Infatti benchè non sia esperto di energia (è un chimico-fisico teorico) non perde occasione per occuparsene, accusando gli altri (come Di Pietro) di essere poco competenti in materia.

Ma quali sono i suoi meriti? Non certo il curriculum di studi. Piuttosto di aver trascorso, come lui stesso scrive, 12 anni a "perseguire un impegno civico: tentare di riportare entro i binari della scienza il problema della questione ambientale ed energetica".

L'impegno consiste nello scrivere articoli su Il Giornale, libri scritti in collaborazione con i noti scienziati (o forse no...) Silvio Berlusconi e Renato Brunetta, presentati da Vittorio Feltri e impegnandosi -nominato da Berlusconi- per un paio d'anni nell'Agenzia Nazionale Protezione Ambiente.

Insomma, uno scienziato che abbandona i temi a lui cari per impegnarsi in politica come divulgatore su argomenti sconosciuti o quasi.

Sparandola grossa, come successo con l'articolo del 3 giugno su Il Giornale.

Finiti gli argomenti contro il referendum, Battaglia se la prende con il referendum.
E arriva al punto di dire che ha le prove che i referendum sono antidemocratici
.

Il ragionamento è semplice. Se basta il quorum del 51% e 26 elettori dei 51 che si sono recati alle urne votano sì, si abolisce una legge del Parlamento (1). E visto che le leggi sono "espressione di una maggioranza che si già è espressa con le elezioni politiche", allora i referendum sono antidemocratici e la Costituzione è sbagliata!

A parte che i referendum sarebbero legittimi anche se tutti i parlamentari avessero votato a favore di una legge, perchè il potere ultimo appartiene all'elettore, Battaglia dimostra solo di essere un teorico molto lontano dal mondo reale. Basta cercare qualche dato per capire che non esiste alcuna maggioranza (dei rappresentati degli aventi diritto al voto) al governo.

Nel 2008, infatti, la coalizione vincitrice ha ricevuto circa 17 milioni di voti (vedi qui). Gli aventi diritto al voto erano quasi 3 volte tanto: 47 milioni.

Dunque chi governa rappresenta solo 1/3 circa degli italiani oltre i 18 anni. E se un gruppo di parlamentari che non rappresentano neanche il 40% degli aventi diritto al voto può fare una legge, perchè una minoranza degli stessi non dovrebbe avere il potere di cancellare una legge?

La democrazia per gli ultraconservatori è solo un mezzo. Se non produce i risultati sperati, se ne può fare a meno.

E qualche scorrettezza è lecita, anche se sa di razzismo
come in questo articolo in cui Battaglia spiega che la vittoria di Pisapia degraderà Milano a "piccola Beri" (Bari) o anche se rivela intolleranza, come definire "onanismo sfrenato" una conferenza ONU che ha prodotto un accordo (vedi qui).




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(1) Ecco il passaggio: Nel caso non coglieste ancora appieno l’assurdità della cosa, vi invito a riflettere su questa situazione paradossale. Se vanno a votare ben 49 elettori e tutti chiedono l’abrogazione di una legge, essa non viene abrogata. Se, invece, vanno a votare 26 elettori che chiedono l’abrogazione e ad essi si aggiungono 25 elettori che chiedono il mantenimento della legge, questa viene abrogata. Singolare, no?
L’errore che commette la nostra Costituzione è presumere che le leggi in vigore siano frutto di imposizione divina e non, piuttosto, espressione di una maggioranza che si è già espressa con le elezioni politiche.

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