16 settembre 2011

L'IVA al 21%


Da domani l'IVA passa dal 20 al 21%. Cosa succedera?

In teoria praticamente nulla, in quanto l'aumento dovrebbe essere estremamente ridotto. In realtà rischia di trasformarsi in poche settimane in una discreta spirale inflazionistica.
Si, perchè, anche se non dovrebbe succedere, tutti i produttori di materie prime, arrotonderanno all'eccesso, poi così faranno i produttori di servizi e di conseguenza i produttori di beni. Poi toccherà agli intermediari e ai grossisti e infine ai venditori e ai negozianti.
Un po' quello che abbiamo visto con l'entrata in vigore dell'Euro.
Alla fine l'aumento dei prezzi finali sarà ben maggiore di quello previsto, con grande gioia dello stato che incasserà più iva e rammarico nostro che vedremo il nostro potere di acquisto eroso dall'inflazione.

L'inflazione oggi in Italia è circa il 2,8%, ma quanto sarà alla fine dell'anno?

Non dimentichiamo che se restano esenti dall'aumento i beni di prima necessità e gli alimentari, è toccato tutto il resto: benzina, auto, abbigliamento.

Ne riparleremo alla prossima tornata di rinnovi contrattuali pubblici

13 commenti:

  1. aumento inflazione= diminuzione del debito pubblico in termini reali... Sbaglio?

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  2. sì ma l'effetto sarà minimo e poi ci sono tante spese che aumenteranno adeguandosi all'inflazione

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  3. Qui in Spagna quando aumentarono l'IVA al 18%, (prima mi sembra che era 16-17), non ci fu inflazione

    forse perché lo fecero in un momento in cui i prezzi si stavano abbassando a causa della crisi

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  4. lo stesso accadde in italia con l'aumento dal 19 al 20%, ma poi ai tempi dell'euro molti ne hanno approfittato complice l'altro governo Berlusconi

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  5. Come avevo previsto: http://www.repubblica.it/economia/2011/09/21/news/rincari_tra_il_3_e_il_7_per_cento_col_ritocco_dell_iva-22011106/?ref=HREC1-2

    (purtroppo non incolla bene i link)

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  6. e non a caso tremonti era contrario...

    che poi a me pare una cosa assurda: è vero che aumentano tante cose per colpa dell'iva ma non a questi livelli anche perchè aumenta l'iva a debito ma pure quella a credito..

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  7. Dove sbaglio?

    Supponiamo che l'Italia non abbia avanzo/disavanzo primario.

    Un incremento del 0,5% sull'inflazione attuale porterebbe il tendenziale a +3.2%.
    I bond hanno un tasso medio del 4% e sono stati emessi sul 73% del debito pubblico equivalente a 0,73*120 = 87,6% PIL.
    Abbiamo quindi una quota interesse del 3,5% sul PIL (0,73*120*0,04).
    Già solo l'incremento del 0,3% del PIL renderebbe di fatto la spese per interessi in pareggio (3,2+0,3 = 3,5%).
    Se tiene questi livelli l'inflazione, la crescita rimane al di sopra dello 0,3% e il tasso rimane al 4% non dovremmo aver problemi per i prossimi 5 anni(la durata media dei bond).
    Se invece il tasso arriva alla media del 6% (ci vorranno 5 anni come la media della scadenza dei bond emessi) dovremmo avere o un rialzo dell'inflazione o un rialzo del PIL tale da compensare tale crescita (6% * debito pubblico [120% PIL] * 0,73 [quota in bond] = interessi = 5,2% del PIL.
    Mantenendo l'inflazione al 3,2 occorre un incremento del PIL del 2%).
    Mantendo il PIL al 0,3 l'inflazione dovrà salire almeno al 4,9%.
    Concludendo: l'IVA ha un doppio effetto: aumento entrate e diminuzione costo interessi debito pubblico.
    Certo.... se l'economia cresce. Ma in questo caso si ha l'effetto opposto!!!Ovvero depressione economia e conseguente aumento tassi di interesse, e insostenibilità del debito.
    Ancora pochi anni a questo livello e ci avviteremo in una spirale senza uscita.

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  8. se l'inflazione sale anche la spesa per interessi salirà

    inoltre o l'aumento dell'inflazione sarà un fatto europeo e questo comporta interventi della BCE che farà salire i tassi, rallentando la crescita e appesantendo i conti di stati, imprese e famiglie, oppure è solo un fatto italiano e si pagherà sotto forma di minore competitività delle nostre merci sui mercati e quindi sotto forma di un calo della produzione

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  9. @gian
    "se l'inflazione sale anche la spesa per interessi salirà"
    ma il PIL nominale decresce! quindi anche la spesa in termini reali degli interessi!

    L'inflazione viene calcolata a livello nazionale, europeo o mondiale. naturalmente quella nazionale ha risvolti sulla politica italiana
    Ultimi dati % inflazione tendenziale
    2.8% ITALIA
    3.8% USA (attenzione è inflazione "core")
    2.5% Euro Area
    2.9% UE
    La BCE farà salire i tassi se aumenta l'inflazione a livello europeo (non è cmq automatico in questi casi si preferisce dar liquidità basta guardare gli USA che hanno azzerato gli interessi pagati dalla banche sulle riserve, il QE2, la liquidità illimitata dell'UE). L'italia, seppure importante, è solo una frazione dell'inflazione UE.
    L'iva influisce solo sul mercato locale non su quello estero. I prezzi dei prodotto esportati sono IVA esclusa e viene applicata il regime impositivo del paese ricevente.
    L'inflazione dà di fatto lo stesso effetto della svalutazione sulla moneta.

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  10. se l'inflazione aumenta il PIL nominale aumenta.. di certo non diminuisce..

    se in un paese l'inflazione cresce + della media UE i prodotti diventano mediamente meno competitivi + che altro perchè ne approfittano

    è vero che i beni esportati sono al netto dell'iva ma se aumentano i costi è inevitabile che un pò l'aumento si scarichi sui prezzi anche dei beni esportati

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  11. se l'inflazione aumenta, il PIL nominale aumenta ma non quello reale (scusa prima intendevo reale e non nominale lapsus...)

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  12. da Lavoce.info
    La variazione del rapporto debito/Pil 2012 si muove come dettato dalla formula seguente:

    variazione del debito/Pil = (costo del debito2012 – inflazione2012 – crescita del Pil 2012) * debito del 2011 + disavanzo primario del 2012
    Usando i dati nella tabella, i numeri sono: (4,4, - 0,6 – 1,9) * 1,21 -3,7 = -1,4. Il debito pubblico dovrebbe cioè diminuire di 1,4 punti percentuali (siccome la formula è calcolata con qualche approssimazione algebrica, il risultato di 1,4 non è proprio uguale al numero riportato dalla pubblicazione del governo (1,1) ma è piuttosto vicino).

    Se però sostituiamo a 0,6 e 1,9 i valori di 0 e 1,4, ecco che viene fuori: (4,4-0-1,4) * 1,21 – 3,7 che dà un numero molto vicino a zero. Se poi abbiamo una brutta recessione (crescita a -1 punto e inflazione a 0 punti) allora avremmo che la variazione del debito diventa: (4,4 - (meno 1) – 0)*1,21 – 3,7 = 2,8 punti percentuali. Anziché diminuire il debito ricomincia ad aumentare. Di quasi tre punti percentuali in un anno.

    Come si può vedere di fatto l'inflazione diminuisce la richiesta di emissione di bond sovrani

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  13. un modo un tantino complicato e di difficile comprensione di affrontare il tema...valli a capire..

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