Potremmo tornare alla lira, abbandonando l'euro e i sacrifici che comporta?
Credo proprio di no, per diverse ragioni.
La situazione economica attuale è fatta di imposte in aumento e spese statali in calo, allo scopo di raggiungere il pareggio di bilancio; di disoccupazione -di conseguenza- in aumento e PIL in calo perché sono crollati i consumi e, infine, di uno spread che resta alto nonostante gli interventi della BCE, a causa della sfiducia dei mercati finanziari nella tenuta dell'euro e nella possibilità di crescita dell'economia.
Il ritorno alla lira consentirebbe di allentare, attraverso la svalutazione, gli effetti negativi per PIL e occupazione. Dunque perché non si torna alla lira?
Ci sono diverse buone ragioni che rendono sconveniente il ritorno alla lira.
Anzitutto ci sarebbe un problema di arbitraggio: chi vive in un Italia porterebbe altrove i capitali o ritirerebbe gli euro dalle banche prima del ritorno alla lira, come avevo spiegato qui. Se si svuotano i conti correnti, i guai per l'economia peggiorano, anzichè migliorare, perché sarebbe ancora più difficile per imprese e consumatori ricevere capitali. L'effetto negativo su consumi, produzione, fiducia di consumatori e imprese potrebbe superare i benefici di una fuoriuscita dall'euro.
Non è detto che un ritorno alla lira risolverebbe i problemi dell'industria, come avevo spiegato qui, anche se non c'è dubbio che una svalutazione sarebbe utile ai prodotti italiani. Svalutazione che sarebbe pari al 20-30%.
Una percentuale enorme che è il maggiore ostacolo al ritorno all'euro. Il debito pubblico è in euro, e ciò porterebbe il rapporto debito/PIL in lire a superare il 150%. Inoltre il ritorno alla lira non avrebbe alcun beneficio per lo spread: chi investe nel debito pubblico in lire, chiederebbe un maggior tasso a fronte del rischio (o meglio della certezza) di una periodica svalutazione della lira.
Da un lato il ritorno della lira garantirebbe una maggiore competitività grazie alla possibilità di svalutare la moneta. Dall'altro ci sarebbero due certezze: un'impennata del debito pubblico e la certezza che lo spread non scenderebbe ma anzi probabilmente salirebbe magari arrivando a 400-500, con effetti negativi sui conti pubblici. Ne vale la pena?
Bisogna farlo leggere a ByoBlu alias Alberto Bagnai
RispondiEliminauna marea di cavolate.. il 98% del debito è denominato nella nostra "valuta" che sarebbe la lira.
RispondiEliminaseconda cosa, se si uscisse lo si farebbe in una notte e si dovrebbero fare controlli sui movimenti di capitale.
terza cosa bisognerebbe consegnare la BdI al popolo italiano (come previsto dalla costituzione visto che il potere e le sovranità appartengono a questa entità poco riconosciuta).
E infine nazionalizzare le banche.
ops.. dico solo che il Brasile ci è riuscito.. ed ha subito lo stesso trucchetto nostro.
Ci sono riusciti Corea, Thailandia, Cina, Russia..
emettono titoli in lire 10 anni dopo l'introduzione dell'euro? mi pare esagerato..
EliminaIntervengo solo sulla questione del divario/spread, qui inteso come tasso di interesse che verrebbe richiesto dai creditori che comprassero i nuovi titoli di Stato il lire. Non credo che sarebbe maggiore di quello attuale, anzi il contrario. Ciò a patto di riavere una Banca d’Italia NON indipendente dal Tesoro, come accadeva fino al 1981. Se così fosse, i Bot invenduti non sarebbero più un problema, perché verrebbero automaticamente comprati dalla Banca d’Italia (che è poi ciò che fanno tutte le banche centrali del mondo, tranne la Bce!)
RispondiEliminasarebbe una soluzione pagata in altri modi, ovvero con un'elevata inflazione come accaduto fino al 1981 (in quegli anni superava il 20%) e questo significa far pagare alle imprese un tasso superiore al tasso di inflazione, a sua volta in crescita
Eliminail rincorrersi di inflazione e svalutazione, inoltre, farebbe fuggire i capitali dall'italia
infine è bene ricordare che prima dell'euro il tasso di sconto (e con esso tutti i tassi) era superiore di oltre il 3% rispetto a quello pagato in germania
L' alta inflazione era dovuta allo schock petrolifero. Se oggi il petrolio aumentasse di quattro volte ai voglia ad avere la banca centrale "divoraziata" dal tesoro. Tu che dici, un poveraccio in tal caso sarà salvato dal "forte e stabile" euro e senza meccanismi di indicizzazione salariare ( come invece negli anni 70 esistevano)?
Eliminami pare molto esagerato dire che l'inflazione era dovuta solo al petrolio anche perchè l'inflazione è durata anni mentre gli shock petroliferi si erano già assorbiti
Eliminasenza l'euro lo spread sarebbe + alto e quindi si metterebbe peggio x tutti
Certo che è possibile. Chi sostiene che l'euro sia irreversibile è un pazzo. Irreversibile è solo la morte.
RispondiEliminaSe lo ripetono così spesso è solo perché vogliono farcelo credere. Se fosse veramente irreversibile non ci sarebbe bisogno di applicare la regola di Joseph Goebbels: "Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità".
Caso mai la domanda è: conviene all'Italia - o agli altri PIIGS - uscire dall'euro? Di nuovo la risposta è sì. Ormai è chiaro che l'euro è la moneta imposta dalle oligarchie per arricchire sempre di più ai danni dei lavoratori.
C'è qualche possibilità di uscire dall'euro? L'euro non può durare per gli squilibri che crea, resta solo da vedere come, perché e quando decederà. Mi auguro il più presto possibile.
Per il signor Biagini: o non sa cosa significa "alias" o non sa chi sono Bagnai (di Goofynomics) e Messora (di Byoblu). Come può uno che non sa chi è una persona criticare le sue teorie (che poi non sono sue, ma di economisti di prma grandezza a livello internazionale)?
Per i redattori del blog: perché vi chiamate ecoNOLIBERAL e poi sostenete il liberismo sfrenato dell'euro? Forse dovreste cambiare nome, I "fermatori del declino" vi piace?
oltre a manifestare un gusto orrendo con la citazionedi un disgustoso criminale, mi sa che non hai capito molto (ovvero nulla...ma proprio nulla) non solo di economia ma neppure del titolo del blog...
EliminaForse è lei che non ha capito cosa è l'euro.
EliminaInutile criticare Monti o la Merkel, sono solo il retro della stessa medaglia, ovvero della nostra moneta che non può essere che così.
La disoccupazione, i tagli di spesa e di servizi, le PMI che chiudono, le privatizzazioni, il calo dei salari, la contrazione dei consumi, la macelleria sociale, ecc. sono l'euro.
Chi non lo dice è di destra. Ma non come Berlusconi, molto più a destra. E allora tanto di cappello ai Fermatori del Declino. Almeno sono coerenti e non nascondono gli interessi di chi stanno facendo, al contrario di PD e sindacati.
Il vero problema è stato entrare nell'euro ad un tasso pari a 1936,27 Lire. Per l'Italia, in particolare, se fosse stato applicato uno rapporto Lira/Euro "reale", sarebbe dovuto essere al 50%, o al massimo il cambio Lira/Dollaro US del tempo (sotto le 1000 Lire). La responsabilità va tutta a debito di chi in Italia a permesso questo (per interessi personali). In definitiva il passaggio alla moneta unica lo hanno pagato l'Italia che non è un paese con una struttura economica e finanziaria di basso profilo e i paesi (come la Grecia) che in realtà lo erano. Difatti i grandi problemi di crisi sono nell'ordine di Grecia, Portogallo, Spagna, Italia.
RispondiEliminasecondo te l'Italia poteva fissare il cambio come voleva?
Eliminase anche gli altri l'avessero fatto, ogni presunto beneficio sarebbe scomparso...