21 anni fa Giuliano Amato, presidente del consiglio, e Carlo Azeglio Ciampi, ministro economico, fecero la rivoluzione delle banche. Decisero di togliere i politici dalla gestione delle banche, fecero nascere le fondazioni bancarie a cui attribuirono le azioni di banche, trasformate in società e affidate a manager senza preoccupazioni politiche.
Il risultato è, oggi, un sistema bancario non privo di problemi, ma migliorato perché è diventato meno facile mescolare il normale business bancario con interessi "politici", che spingono le banche a finanziare attività non sempre redditizie.
Una riforma simile in Germania non c'è mai stata. Il sistema delle banche locali finanzia le imprese locali, finanzia la politica, compie spesso operazioni poco sicure, spingendo poi i governi regionali o il governo centrale a intervenire per coprire le perdite. Il debito tedesco è infatti cresciuto negli ultimi anni per colpa delle banche, che prima hanno investito in titoli a alto rischio, spesso tradendo il loro ruolo di banche locali, e poi sono state salvate con massicce iniezioni di soldi pubblici.
Una Germania molto italiana, con l'intreccio tra banche e politica, finanziamenti a imprese amiche, soldi alla politica e, dulcis in fundo, l'immobilismo in campo europeo.
La politica tedesca mette i bastoni tra le ruote all'unione bancaria europea, che imponendo a tutte le banche le stesse regole, gli stessi controllori e le stesse opportunità, contribuerebbe a ricostruire una fiducia nel sistema, crollata dopo il fallimento di Lehman Brothers.
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