08 dicembre 2013

Rivoluzione quote Bankitalia

Una rivoluzione silenziosa sta per travolge l'assetto proprietario della Banca d'Italia. Oggi le quote valgono poco, 156 mila euro, e sono in mano a banche, assicurazioni e qualche ente pubblico.

Grazie alle fusioni tra banche, i principali detentori di quote sono Unicredit e Intesa San Paolo, gruppi cresciuti inglobando numerose banche. Nel bilancio di Bankitalia ci sono anche ricche riserve quasi inutili, visto che la politica monetaria è ormai in mano alla BCE. Il governo ha dunque pensato di prendere circa 7 miliardi e mezzo di euro da una riserva e di usarli per aumentare il capitale sociale.

Aumenterà il valore nominale delle quote possedute dai detentori delle quote della Banca, che saranno costrette a rivalutare le proprie quote, iscritte in bilancio, pagando un'imposta sul maggior valore.

Ciò avrà effetti positivi per le casse dello Stato e anche per le banche che detengono le quote. La BCE infatti sta per mettere sotto controllo i conti delle banche europee e imporrà alle banche con troppi crediti in sofferenza (vale a dire crediti concessi ai clienti e che la banca ha difficoltà a farsi restituire) rispetto ai crediti sicuri di intervenire, ad esempio con aumenti di capitale.

Il maggior valore delle quote aiuterà le banche a superare i controlli della BCE. Non solo: il decreto del governo prevede un limite al possesso delle quote. Non più del 5% per ogni detentore. Intesa San Paolo e Unicredit dovranno vendere parte delle loro quote, incassano miliardi di euro utili a rimettere in sesto i conti.

Infine c'è un dubbio. Oggi la Banca distribuisce ai detentori di quote il 6% del valore nominale delle quote più una parte delle riserve per un totale di circa 70 milioni. Il governo ha previsto che in futuro gli utili distribuiti potranno essere pari ad un massimo del 6% del capitale, il quale passa da 156.000 euro a circa 7,5 miliardi.

Se gli utili fossero il 6% del capitale, la somma distribuita in utili salirebbe da 70 a circa 450 milioni. A rimetterci sarebbe lo Stato, ma con qualche vantaggio indiretto. I milioni finirebbero alle banche, oggi in difficoltà, e magari a qualche ente pubblico come la Cassa depositi e prestiti, che potrebbero entrare tra i possessori di quote.


4 commenti:

  1. non userei "assetto azionario"... riesci a sostituirlo con "assetto del capitale sociale"?

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  2. e comunque l'avevo pensato anche io che alla fine sarebbe stato un gigantesco aiuto di stato perfettamente legale :D

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  3. per una volta sono d'accordo teco.
    speriamo non lo venga a sapere pascucci :-)

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