26 febbraio 2014

La spending review di Obama

Qualche mese fa quando sembrava imminente un attacco alla Siria da parte degli USA, spiegai a qualche amico che speravo Obama cambiasse idea. Se non si fanno le guerre, era il mio ragionamento, magari prima o poi ci si convince che è meglio non usare eserciti e armi e si riduce la spesa militare, con benefici per molti, se non per tutti.

Dopo qualche mese arriva la buona notizia: Obama che deve ridurre il deficit e rallentare la velocità di crescita del debito pubblico, ha deciso di tagliare la spesa militare.

Il piano è semplice: oltre 100 mila militari in meno, fino a raggiungere il più basso numero di militari dal decenni, taglio della spesa complessiva del 30%, una portaerei in meno, e altri tagli e razionalizzazioni.

Tagli che possono avere molte conseguenze positive. Anzitutto nell'immediato, con un calo della spesa, necessaria per contenere il deficit pubblico. Poi si  salvaguarda il più possibile la spesa sociale, che invece i repubblicani vorrebbero tagliare.

Un altro vantaggio economico si vedrà nel lungo periodo. Un esercito con meno uomini e mezzi farà passare la voglia -si spera- di intervenire ovunque nel mondo. E più pace significa meno spese, se è vero che la disgraziata guerra in Irak costerà 3.000 miliardi di dollari nel corso di qualche decennio, e meno morti, che suscitano sempre insani desideri di vendicarsi attraverso altri conflitti.




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