Com'era l'industria meridionale prima dell'unità d'Italia?
Secondo lo storico Valerio Castronovo (1) fin dalla prima metà dell'ottocento l'economia meridionale mostrava sintomi di ristagno e debolezza.
L'agricoltura era più arretrata rispetto a quella del nord dove, soprattutto nella val padana, gli imprenditori si erano impegnati in opere di bonifica e sistemazione idraulica, avevano trasformato i contratti di affitto delle terre e fatto ricorso al credito.
Nel sud ciò non è avvenuto o è avvenuto in misura minore, impedendo l'accumulazione di capitali da destinare a ulteriori miglioramenti fondiari e limitando la crescita dei redditi.
Il contesto economico del sud è stato dunque meno favorevole alla nascita e allo sviluppo di un'industria competitiva e ha favorito comportamenti assai diversi da quelli attesi da imprese che operano in un mercato libero.
Diamo la parola a Castronovo: mentre nelle campagne i grandi proprietari fondavano la loro egemonia sulla riscossione di rendite di carattere fiscale o su prestazioni lavorative di matrice feudale, a Napoli e in altri centri urbani appaltatori, grossi mercanti e banchieri, inseriti nell'[..]amministrazione finanziaria dello Stato, cercavano di far fruttare il loro capitale soltanto per conservare i giro d'affari legato a particolari franchigie, a diritti di pedaggio stradale [...] all'esclusiva di determinati lavori pubblici. Il commercio e le attività terziarie finivano così per assorbire le limitate eccedenze prodotte dall'agricoltura per danneggiare lo sviluppo di valide iniziative imprenditoriali
Non mancano le attività speculative. Diversi tra gli imprenditori dell'industria cotoniera, favorita dal blocco delle esportazioni inglesi e dalle coltivazioni di cotone a Castellammare, sono svizzeri, attirati dal basso costo del lavoro e dalla possibilità di ottenere dazi dai Borboni.
Il contesto economico non è favorevole e le iniziative degli svizzeri non fanno da battistrada a una più ampia diffusione dell'industria tessile. I privilegi e il monopolio degli svizzeri, che usano macchinari di provenienza straniera, non stimolano gli investimenti nel tessile e sono modesti i rapporti con l'economia locale.
Anche le altre imprese hanno il fiato corto: le principali cartiere e concerie di Napoli chiudono nonostante godessero di sovvenzioni statali e, più in generale, secondo Castronovo, l'industria meccanica, cresciuta in gran parte non tanto sulla base di investimenti privati, quanto piuttosto sulla protezione e sui contratti sottoscritti dal governo.
E mentre il Liguria, Piemonte e Lombardia il protezionismo doganale non sorreggeva più da tempo le fortune di officine meccaniche e di costruzioni marittime, a Napoli l'industria meccanica continuava a vivere esclusivamente grazie ai pesanti dazi stabiliti sui prodotti esteri.
Il quadro di un'industria debole offerto da Castronovo riguarda infine le ferrovie: il valore reale delle ferrovie napoletane entrate in servizio era quantomeno discutibile.
Volendo generalizzare, è possibile dire che secondo Castronovo al sud ci sono state condizioni meno favorevoli alla nascita e allo sviluppo dell'industria, dal quale è dipeso l'aumento della ricchezza prodotta.
Nel prossimo post sull'argomento spiegherò come certi ritardi tendono a perpetuarsi e quali sono -secondo me- i punti deboli degli aiuti statali al sud.
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V.Castronovo, L'industria italiana dall'ottocento a oggi, Mondadori, pagg. 19-24
E oggi che cosa si potrebbe fare per far sviluppare il meridione? Perchè la cassa del mezzogiorno ecc non funzionano?
RispondiEliminalo racconterò la prossima volta esprimendo soprattutto un'opinione personale, perchè il tema è stato dibattuto un'infinità di volte e ci vorrebbe tantissimo tempo anche solo x leggere una piccola parte di quel che si è scritto su questo tema
RispondiEliminacastronovo e' un prezzolato, il suo parere conta niente, il piemonte aggredi' il Regno delle Due Sicilie per derubarlo. E' noto dagli archivi che il Regno delle due Sicilie aveva il doppio del denaro di tutti gli altri Stati preunitari messi insieme. Finiamola con questo sciacallaggio mediatico, nessuno aveva chiesto di essere liberato al Sud, piuttosto perche' lo Stato italiano non vuole dare l'indipendenza ai meridionali? Il sud e' una colonia delle industrie del nord, e' il mercato piu' importante dove gli industriali nordisti vendono prodotti con un ricavo di 62 miliardi di euro, per questo i "poteri forti" del nord impediscono lo sviluppo al sud, non vogliono la concorrenza...
RispondiEliminadivertentissimo... per l'indipendenza chiedi a Bossi e Calderoli... non vedono l'ora di concedere l'indipendenza al sud..
RispondiEliminaScusami, ma io non la penso cosi', se il sud si divide, le industrie del nord perderanno un terzo di tutto il loro mercato, va da se' che non potranno allargarsi verso le altre nazioni europee, perche' hanno gia' la loro quota di mercato e le aziende tedesche, francese, inglese ecc. non lo permetterebbero, nei paesi asiatici, sudamericani non sarebbero competitive... il sud e' il mercato delle aziende del nord che attraverso l'assistenzialismo al sud, hanno creato il serbatoio di voti che permette a politici corrotti di essere eletti, mercenari che stanno al servizio delle suddette industrie, che fanno ritornare indietro i soldi dei fondi FAS e quelli che arrivano da Bruxelles, politici traditori dei meridionali che impediscono lo sviluppo delle infrastrutture e di conseguenza lo sviluppo industriale...le aziende del nord cosi' non hanno concorrenza al sud. Basta andare in un qualsiasi supermercato meridionale per rendersi conto che il 90% dei prodotti vengono dal nord, compresi quelli tipicamente meridionali che vengono lavorati al sud ma hanno le aziende con domicilio fiscale nel nord , dove vengono pagate le tasse... quindi anche il federalismo per i meridionali e' una fregatura...bossi finge di volere la secessione, cosi' fa contento i propri elettori e nello stesso tempo mangia anche lui come gli altri a Roma.
RispondiEliminaMa come stai anonimo?
RispondiEliminaStando così le cose come le ammetti tu: "Basta andare in un qualsiasi supermercato meridionale per rendersi conto che il 90% dei prodotti vengono dal nord, compresi quelli tipicamente meridionali che vengono lavorati al sud ma hanno le aziende con domicilio fiscale nel nord".
Capisci tu stesso che "l'indipendenza del Sud", sarebbe una tragedia per i meridionali!
A parte che "indipendenza" non significa che le imprese del nord non possano investire al sud.
Ma comunque ci sarà il suo motivo no? Se il sud non produce...
Io amo l'Italia figurati, se ce l'ho con i meridionali.
Vai a Palermo e vedrai che in una piazza c'è una lapide che ricorda che l'intera città celebrò l'unificazione col regno d'Italia, visto che "al sud non l'aveva chiesta nessuno l'unità".
Poi non spieghi COME le aziende del nord avrebbe mandato in malore quelle più competitive del sud!
Non ha senso, se erano più competitive non potevano fallire tutte a catena solo togliendo i dazi...
Poi tutti i censimenti dell'epoca dimostrano che nel Sud c'era un analfabetismo tremendo, con punte altissime, s'è mai vista una società analfabeta ma sviluppata?
Io spero tu stia scherzando
"Il sud e' una colonia delle industrie del nord, e' il mercato piu' importante dove gli industriali nordisti vendono prodotti con un ricavo di 62 miliardi di euro, per questo i "poteri forti" del nord impediscono lo sviluppo al sud, non vogliono la concorrenza..."
RispondiEliminaChe discorsi comici, guarda che non siamo nel 1800 siamo nell'unione europea anche con una indipendenza noi mangeremmo comunque le arance dalla calabria come il sud importerebbe comunque prodotti dal nord o dall'estero, commercialmente non cambierebbe nulla, cos'è pensate al sud autarchico?
ma non è possibile!
RispondiEliminaValerio Castronovo è stato il biografo di Giovanni Agnelli, la persona piu di parte e faziosa che si poteva prendere a riferimento.
lo sanno anche i muli che che il pil del regno delle due sicilie era superiore a quello del resto dell'italia
in calabria c'era la piu grande acciaieria d'europa.
RispondiEliminaa napoli la prima illuminazione pubblica a gas.
il primo istituto sismologico.
i borboni fecero le prime leggi in materia di tutela paesaggistica.
ma dove vivete???
sulla luna???
Guarda a caso i meridionalisti omettono sempre certi simpatici fatti che non fanno comodo a loro: alla prima ferrovia borbonica, meno di un anno dopo fu aperta una ferrovia in lombardia, e all'unità di italia, le due sicilie avevano un ottavo delle ferrovie per estensione rispetto al solo piemonte. Stesso discorso per l'illuminazione a gas, che comparve pochi mesi dopo a Milano. Guarda a caso non si menziona mai della legge in cui Ferdinando II voleva togliere la libertà di stampa; oppure di come i Borbone di Napoli depredarono la collezione Farnese di Parma, portandola a Napoli. Poi si inventano cose ridicole, come le acciaierie o officine meccaniche, ignorando deliberatamente che le più antiche ed efficienti dell'epoca erano le officine meccaniche di sampierdarena a genova. Ho letto perfino che nel 1810 venne aperto il primo osservatorio astronomico in Europa a Napoli, salvo poi scoprire che l'oss. astronomico di Brera (Milano), era stato fondato nel 1760. Insomma, ogni volta che leggo qualcosa dei neoborbonici, dopo qualche ricerca, emerge sempre come si tratti per gran parte dei casi di str*****e. P.S. A qualsiasi persona con yuna minima infarinatura di economia industriale, è noto perfettamente come la maggioranza delle industrie del nord servono da produttrici intermedie per le grandi aziende del nord stesso, oppure producano beni di lusso o di alto valore/pregio destinato all'esportazione, quindi per carità, evitate di fare certe figure.
RispondiEliminacerti primati, veri o presunti, sono del tutto irrilevanti sul piano economico... la prima ferrovia portici-napoli era quasi inutile, lenta, inefficiente... anche l'olivetti ha creato il primo computer ma questo non ha significato nulla
RispondiEliminaBen detto: sempre sulla stessa lunghezza d'onda, qualsiasi economista serio sa che uno stato/azienda non indebitato, non sfrutta i suoi soldi, e al contrario non è sinonimo di società mal gestita. Basta vedere le critiche feroci di Montanelli (non uno qualsiasi) alle balle neoborboniche, per capire tutto in poco tempo. Spero solo che sempre più gente si accorga di come queste bufale borboniche, servano solo a coprire gli errori di una classe dirigente meridionale corrotta e attenta ai propri interessi più che a quelli del loro popolo. Altre rubriche del genere saranno ben gradite. Distinti saluti
RispondiEliminaconcordo poco con le osservazioni di tipo politico e non ho mai amato quel giornalista con molti pregiudizi
RispondiEliminasemplicemente se la domanda in certe zone d'italia fosse stata forte, quelle zone si sarebbero sviluppare più e meglio di altre
l'errore sta nel credere che l'industria nascente del sud per il solo fatto di aver ottenuto qualche record si sarebbe dovuta sviluppare più e meglio dell'industria nascente di altre zone d'italia a prescindere dal contesto economico
Vi suona nuovo il termine briganti e le loro imprese per liberare il Regno dai Borboni e non solo (Garibaldi) e dai poteri dei signorotti del nord. Il sud aveva risorse sia umane che imprenditoriali infatti diversi progetti naquero in Campania , Puglia , Sicilia e Calabria....poi la massoneria ha fatto i suoi danni.
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