09 ottobre 2010

Perché le monete non sono più convertibili in oro

Oggi le monete non sono più convertibili in oro mentre un tempo lo erano (o almeno era convertibile la base monetaria). Cosa è cambiato?

Immaginate di fare un viaggio in Inghilterra. Al ritorno avete in tasca alcune banconote. Andate in banca, le consegnate allo sportello e subito vi trovate accreditato l'equivalente in euro.

La banca compra le vostre sterline e le rivende subito dopo sui mercati valutari dove si scambiano ogni giorno somme enormi e dove si fissa il prezzo incrociando innumerevoli domande e offerte di sterline, euro, dollari, ecc.

Alan Greenspan racconta che la sua prima preoccupazione dopo gli attentati dell’11 settembre è stato sorvegliare il corretto funzionamento dei sistema dei pagamenti dove allora si scambiavano ogni giorno 4000 miliardi di dollari in denaro e titoli.

Ciò è possibile perchè esistono i mercati, le banche centrali, organismi internazionali che regolano il funzionamento dei mercati, e, naturalmente, perchè l'informatica collega gli operatori economici, ovunque si trovino. Ma cosa succedeva quando non c’erano i computer, le linee telefoniche, le banche centrali ?

Nel medioevo i mercanti che, come Marco Polo, andavano all'estero ad acquistare prodotti da rivendere in patria, dovevano pagare usando beni accettati dai loro fornitori. Cercavano di scambiare merci con altre merci, ma se il mercante indiano non voleva i panni europei, non restava che pagare in oro o argento. L'oro e l'argento erano infatti accettati ovunque.

Nell'ottocento si emettono banconote convertibili parzialmente in metallo prezioso. Le leggi italiane impongono che, a fronte di banconote emesse per un certo ammontare, chi le emette debba possedere riserve in oro non inferiori al 40% del valore della banconote.

A quei tempi si applicavano tassi di cambio fissi. La Banca d'Italia tramite l'Ufficio Italiano Cambi riceveva, ad esempio, i marchi che le banche compravano dai loro clienti e chiedeva alla banca centrale tedesca l'equivalente in lire, calcolato applicando il tasso di cambio in vigore.

Lo stesso faceva la banca centrale tedesca con le lire ricevute dalle banche tedesche. Se la richiesta di marchi da parte della Germania superava l'offerta di marchi da parte della banca centrale italiana, questa doveva pagare la differenza in oro o in marchi che si faceva prestare usando le riserve d'oro come garanzia.

Un tedesco che incassava lire era quindi certo di poterle convertire in marchi forniti dalla banca centrale che a sua volta sapeva di ricevere, in cambio delle lire, marchi o oro che avrebbe potuto spendere in altre occasioni.

L’oro era usato come garanzia perché accettato ovunque.

Ma se una banca centrale avesse emesso troppa moneta, poi usata per acquistare prodotti all’estero, le riserve in metallo prezioso potevano risultare insufficienti.

Vista l’importanza per i commerci internazionali dei tassi di cambio fissi, specie in epoche in cui le informazioni circolavano lentamente, per cercare di evitare le svalutazioni si vincolava l'emissione di moneta alle riserve in metallo prezioso.

Quando l’Italia ha emesso moneta in gran quantità, per sostenere le spese belliche, la convertibilità è stata sospesa (corso forzoso).

Poi il mondo è cambiato. Sono successe, nel dopoguerra, almeno tre fatti che hanno reso inutile agganciare l’emissione di moneta all’oro.

Primo, all'oro e all'argento si sono aggiunti nuovi beni accettati ovunque come il petrolio e altre materie prime.

Secondo, molte economie hanno accumulato ingenti riserve in dollari e in altre monete, alle quali si ricorreva proprio come, in passato, si ricorreva all’oro.

Terzo, i cambi variabili hanno reso inutile detenere oro per pagare i debiti: la domanda e l'offerta delle monete determinano il tasso di cambio. Non ci sono più debiti di una banca centrale verso un'altra dovuta a squilibri, ad un dato tasso di cambio, tra domanda e offerta di una data moneta. Le banche centrali usano le riserve, acquistando o vendendo monete straniere oltre alla propria, soltanto per impedire che la propria moneta si rivaluti o si svaluti troppo, pregiudicando così il buon andamento delle economie.

Così oggi possiamo acquistare dollari o sterline senza preoccuparci che esse siano convertibili in oro.

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