09 giugno 2012

Ancora la premiata ditta A&G

Ieri Mario Monti ha spiegato che il governo ha perso l'appoggio dei poteri forti. Si riferiva forse alle posizioni di Confindustria e alle critiche arrivate giusto ieri dal Corriere, che ha pubblicato un editoriale intitolato La direzione è sbagliata a firma Alesina e Giavazzi.

La tesi di A&G è che l'Italia non ha bisogno di infrastrutture nuove, ma di riforme nel campo della giustizia, dell'università e della pubblica amministrazione per far funzionare meglio l'Italia.

All'obiezione banale che una cosa (le infrastrutture) non esclude le altre (riforme in altri campi) visto che la prima richiede un aumento della spesa pubblica mentre le altre, che invece necessitano leggi diverse e manager capaci di applicarle, rispondono gli stessi A&G"più strade non impediscono di riformare la giustizia, l’amministrazione pubblica o il mercato del lavoro".

Allora perchè porre la questione come se si dovesse scegliere tra una strada in più e una riforma della giustizia o dell'università? La stranezza delle considerazioni di A&G riguarda poi il tema della giustizia: si renderanno conto che il governo Monti deve fare i conti con un partito, il Pdl, guidato da Berlusconi, da sempre ostile a qualsiasi riforma della giustizia utile a migliorare davvero le cose?

L'aspetto che più preoccupa delle tesi di A&G però è un altro e riguarda la confusione dei metodi suggeriti per affrontare la crisi e far crescere l'Italia.

La proposta di riformare il mercato del lavoro
, la pubblica amministrazione, l'università, preferita dal duo A&G, tocca più il lato dell'offerta di beni e servizi, mentre gli interventi sulle infrastrutture fisiche come strade e ferrovie, concerne il lato opposto, quello della domanda: se si costruisce una strada si acquistano numerosi beni e servizi.

Ora, se in un'economia cala la domanda, ovvero i consumi pubblici e privati e gli investimenti,  è più importante stimolare la domanda o l'offerta di beni e servizi? Se, in altri termini, constatiamo che i cittadini e lo stato stanno comprando meno auto, meno case, meno mobili e meno elettrodomestici, è più importante stimolare la domanda di tali beni o sperare che la riforma del lavoro, dell'università e della giustizia, rendendo le imprese più competitive, porti un aumento del PIL anche se i cittadini e lo stato acquistano di meno?

Possibile che A&G non comprendano che è necessario stimolare la domanda, e che alcune delle loro proposte avrebbero effetto in tempi medio-lunghi, rendendo le imprese più competitive tra qualche anno, quando magari avranno chiuso i battenti per mancanza di entrate sufficienti a coprire i costi?

Temo che ancora una volta cheA&G siano vittime di una visione ideologica, che prevale sul buon senso, impedendo loro di capire che se un operaio edile ha perso il lavoro perchè è crollata la domanda di case, è più probabile che ne trovi un altro se si progetta la costruzione di una ferrovia, mentre la probabilità che trovi un lavoro grazie a una riforma della giustizia sono pari a zero o quasi.

4 commenti:

  1. Keynes, dove sei? John, per favore, torna!!!

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  2. Siamo a livelli di ignoranza del concetto della domanda aggregata (per cui Keynes è ricordato maggiormente)... E questi sono definiti economisti?

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  3. che pretendi da uno come giavazzi che s'è laureato in ingegneria e ha scritto un articolo il giorno dopo il fallimento di lehman brothers in cui festeggiava il fallimento e la scelta di lasciar fare al mercato?

    poi il guaio di molti economisti o presunti economisti è che imparano l'economia ponendosi dal punto di vista dell'impresa. Imparano che la domanda è data e quindi non serve preoccuparsene

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  4. Anche ripristinare le detrazioni in tempi brevi per i rifacimenti migliorativi dell'efficienza energetica, come appena usciti nella legge voluta da Prodi, non sarebbe male. Ridusse il nero nel settore (che è ai primi posti per nero), cosa rara...

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