02 febbraio 2010

Gli aumenti occulti delle Ferrovie


Il governo Berlusconi 2001-2006 s'è messo in luce per una scelta all'apparenza molto positiva, per il cittadino italiano: non ha aumentato i prezzi dei biglietti ferroviari.

Nessun aumento in 5 anni. Anche se sembra un miracolo, sa molto di fregatura, anche per chi non prende il treno.

Il governo ha almeno due buone ragioni per non aumentare i prezzi del trasporto ferroviario.

La prima: si fa contento chi prende il treno.

La seconda è che le tariffe ferroviarie influiscono sul tasso di inflazione, che determina gli aumenti di altre tariffe e tasse pubbliche, influisce sui rinnovi contrattuali, sugli aumenti delle pensioni, su ogni contratto che preveda un aumento legato all'inflazione.

Quindi se i prezzi dei treni restano fermi l'inflazione è più bassa e il governo spende meno per pensioni e per i dipendenti pubblici.

Aumentano meno le altre tariffe, come quella acqua, gas, rifiuti e le amministrazioni comunali possono essere costrette, per far quadrare i conti, a concedere impopolati aumenti ben oltre il tasso di inflazione.

Ma anche il cliente delle ferrovie ci perde. Infatti le ferrovie, non potendo aumentare le tariffe, hanno realizzato aumenti occulti. Le ferrovie praticano due tariffe. Una meno cara per i treni interregionali e una più cara per gli intercity.

Di fronte alle tariffe ferme, in molti casi le ferrovie hanno reagito abolendo i treni meno cari (interregionali). Restano i treni più cari (intercity e simili).

Chi viaggia in treno non ha possibilità di scelta ed è costretto oggi a prendere treni più costosi anche di oltre il 200% rispetto a 5 anni fa, come racconta l'edizione ligure di Repubblica (1).

Dunque tener ferme le tariffe è stato un modo per illudere qualcuno e una fregatura per tanti, compreso chi il treno non lo prende mai.

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(1) http://genova.repubblica.it/dettaglio/treni-laccusa-dei-pendolari-aumenti-del-200-per-cento/1846176

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