14 febbraio 2010

I misteri degli incentivi

Quanto costano allo stato gli incentivi auto?

Può sembrare sorprendente ma non costano nulla, anzi ci guadagna. Facciamo qualche conto.

Marchionne ha spiegato che senza incentivi si venderanno 350.000 auto in meno.
Supponiamo che per ogni auto venduta lo stato incassi di imposte varie almeno 2000 euro. Moltiplichiamo questa cifra per 350.000 auto: rinunciare agli incentivi vuol dire rinunciare a 700 milioni di imposte varie, cioè il 70% del miliardo che lo stato ha speso in incentivi nel 2009.

Poi ci sono altri costi e mancati introiti per lo stato. Il gruppo Fiat vende 1/3 delle auto immatricolate in Italia. Niente incentivi, quindi 100.000 auto in meno per Fiat. Se la metà, 50.000, sono prodotte in Italia, vuol dire che la produzione italiana diminuisce di circa 1/12, visto che Fiat di solito produce in Italia 600.000 auto.

In pratica un mese in meno di produzione e un mese in più di cassa integrazione per i 30.000 operai Fiat più altri 100.000 (almeno) dell'indotto. Con quali conseguenze? Supponiamo che ogni operaio paghi tra contributi e imposte almeno 700 euro e che, in cassa integrazione, riceva altrettanto, 700 euro.

Quindi passando dalla catena di montaggio alla fabbrica paga 700 euro in meno e riceve 700 euro per non lavorare. 1400 euro a spese di INPS e stato, tra maggiori costi e minori entrate. Per 130.000 persone in cassa per 1 mese, significa quasi 200 milioni.

Che si aggiungono ai 700 milioni calcolati prima. Siamo arrivati 900 milioni, 100 in meno del miliardo speso dallo stato in incentivi.

Poi ci sono altri costi e altri mancati introiti. Gli operai in cassa integrazione spendono di meno e di conseguenza anche il panettiere o il supermercato ne risentono. A loro volta pagano meno imposte, spendono di meno e licenziano il commesso o mettono in cassa integrazione.

Se calcoliamo 500 euro di minori entrate per un cassintegrato, abbiamo un minor reddito di 65 milioni, che vanno moltiplicati almeno per 4 per considerare gli effetti della minor spesa non solo dell'operaio ma anche del supermercato, del panettiene o del verduriere, che a loro volta spendono meno.

65 milioni per 4 significa 340 milioni di minore spesa, con un minore introito per lo stato, realisticamente, di un altro centinaio di milioni.

Abbiamo quindi raggiunto il miliardo. Esattamente la cifra spesa dal governo nel 2009.

Ma ci sono altri costi da considerare, come i costi a carico delle amministrazioni locali che aiutano l'operaio che non ce la fa a pagare l'affitto o la mensa del figlio...

Poi ci sono gli effetti del minore introito a carico degli importatori di auto straniere, che hanno assorbito almeno 2/3 degli incentivi. Le concessionarie lavoreranno molto meno, licenzieranno, metteranno in cassa integrazione i dipendenti, taglieranno i costi.

Il calcolo degli effetti per INPS e stato potrebbe ripartire, ma qui ci fermiano perchè da questi dati è chiaro che gli incentivi fanno incassare allo stato molto più di quanto spende.

Ma allora, viene da chiedersi, perchè si rinuncia agli incentivi, se mettere in cassa integrazione o licenziare personale costa più di quanto si incassa?

Si possono fare diverse ipotesi. Una è che il governo li sposti su altri settori: macchine movimento terra o camion o veicoli industriali. Settori molto più in difficoltà dell'auto.

Un'altra è che Fiat si senta forte e approfitti della situazione per colpire la concorrenza, in Italia. Se una concessionaria Opel o Toyota chiude i battenti, la Fiat la può comprare per pochi soldi o trae vantaggio solo dal fatto che chiuda.

Un'altra ancora è che si usi la crisi per riorganizzare, ristrutturare, liberarsi di ciò che non rende. Con la complicità del governo che considera impopolari gli incentivi.

5 commenti:

  1. Non fa una piega, ma occhio che bisogna dire una cosa secondo me.
    Che comunque Marchionne potrebbe aver un pò gonfiato tali previsioni sulle vendite auto con gli incentivi per convincere lo Stato a dargleli.
    Se le cifre sono realmente quelle, giusto non fa una piega.
    Riguardo alla tua proposta delle imposte molto progressive, di solito si trovano economisti e politici liberisti che ribattono che sarebbe in realtà contro-producente perchè provocherebbe una "fuga di capitali".
    Sta di fatto che in Paesi come la Svezia ad esempio, le imposte forti e progressive ci sono ma eppure il sistema social-democratico funziona.
    Dopo aver letto Desigualdad mi sto leggendo un paio di altri libri che secondo se non li hai già letti potrebbero interessarti: "Il Banchiere dei Poveri" e "Un Mondo Senza Povertà" entrambi di Muhammad Yunus (premio nobel per la pace), professore di economia bangladeshino che insegnò molto tempo anche negli Stati Uniti, noto per aver fondato la sua banca "Grameen" ottenendo pare ottimi risultati nella lotta alla povertà avendo introdotto il sistema del microcredito ( http://it.wikipedia.org/wiki/Microcredito#Note ).
    Nel suo secondo libro parla anche di business sociale ( http://www.metronews.it/economia/business-sociale-la-sfida-di-yunus.html?Itemid=30501 ).
    Che ne pensi?

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  2. ho letto yunus. In sostanza fa il banchiere coprendo una fetta di mercato cui le banche non guarderebbero mai. C'è però chi ha calcolato che fa pagare tassi da usura

    giusto oggi è saltato fuori che il 27% degli italiani non paga neppure 1 euro di irpef, tenuto conto di deduzioni, detrazioni e soprattutto evasione

    gli economisti conservatori che scrivono che è meglio non aumentare le aliquote, anzitutto desiderano che non si aumentino. Poi il loro ragionamento, se è onesto e non interessato, è: più soldi lasci in tasca + soldi ci sono per i consumi e il meglio che puoi fare è lasciare la gente libera di decidere come usarli

    suppongono cioè che sia meglio spenderli per comprare un cellulare che per asfaltare una strada

    dimenticano che se riduci le imposte e lasci + soldi nelle tasche dei cittadini aumentano forse i consumi privati ma diminuiscono certamente quelli pubblici

    e non si considera mai l'effetto sui consumi pubblici che sono sempre consumi

    poi è vero che puoi andare dove fanno pagare di meno ma entro certi limiti. Un lavoratore di un'azienda non può lavorare all'estero se l'azienda è in Italia

    e poi ci sono altre cose che puoi far pagare, a cominciare dagli immobili

    io farei così: una bella imposta sulla casa, per esempio, ma anche su auto e altri beni che non sfuggono (non puoi portare una casa all'estero). Imposte fortemente progressive: se hai un appartamento da 200 m quadri dovresti pagare + del doppio di chi ha 100 metri quadri

    poi una parte almeno te la restituisce lo stato ma sotto forma di sconto sull'imposta sui redditi. Se paghi almeno una certa somma hai lo sconto, se non paghi nulla o se il reddito è incoerente rispetto alla casa (incoerente vuol dire che hai un appartamento o un'auto di gran valore e non hai un reddito altrettanto elevato) allora paghi la tassa salata su casa o auto e non ottieni nessuno sconto

    questo potrebbe valere per tante situazioni.. lo stato potrebbe aumentare così le imposte dove è difficile evadere consentendo a certe condizioni uno sconto di pari importo

    Infine credo che se paesi come gli USA aumentassero le imposte a carico dei ricchi, anche gli altri li seguirebbero

    il tutto almeno allo scopo di ridurre deficit pubblici e debito. Se non pensassi che c'è chi fa di tutto perchè ciò non accada, direi che è inevitabile che succeda

    In Svezia c'è una tradizione di stato forte e gente uguale che risale addirittura al medio evo. I nobili erano poche centinaia di persone

    c'è un bel saggio in inglese di mauricio rojas (un cileno fuggito dalla dittatura e diventato deputato in Svezia) che lo racconta, nella prima parte

    se cerchi mauricio rojas lo trovi facilmente

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  3. ho letto yunus. In sostanza fa il banchiere coprendo una fetta di mercato cui le banche non guarderebbero mai. C'è però chi ha calcolato che fa pagare tassi da usura

    Si ma sempre meglio degli usurai a cui si riferiva la povera gente prima di Grameen Bank, nel suo secondo libro afferma (con un' abbondante spiegazione dei parametri con cui definiscono povero un cliente) che il 64% dei clienti Grameen è uscito dalla povertà grazie al microcredito.
    Non sembrerebbe male, io penso che potrebbe rivelarsi utile anche con le migrazioni, si potrebbero finanziare la formazione piccole attività commerciali o cooperative di immigrati senza lavoro appena arrivati in Italia

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  4. gli usurai hanno una serie di tecniche per portare via il + possibile a chi si indebita e colpiscono chi ha parecchi debiti, di solito

    mentre Yunus pur facendo pagare -pare- parecchio in sostanza finanzia piccole attività che altrimenti non sarebbero intraprese

    nei paesi poveri con pochi soldi crei una piccola attività commerciale e nell'estrema povertà anche un guadagno modesto è utilissimo. Da noi ci sono regole diverse e servono capitali ben maggiori oltre al fatto che il piccolo commercio non funziona come in India o Bangladesh

    Comunque anche da noi esiste il microcredito

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  5. Da noi esiste ma in forma troppo ristretta e assolutamente insufficente a coprirne la domanda...E almeno per quanto vidi in un video comunque qualche risultato si era ottenuto anche in Italia dove è stato applicato questo servizio (mi ricordo nel video una donna nigeriana che era riuscita ad aprire un negozio grazie al microcredito).
    Comunque si è vero, ci sono parametri di povertà differenti e bisogna indirizzare i micro-prestiti ad attività diverse che nei Paesi poveri, ma resta il fatto che molta gente se ricevesse finanziamenti anche minimi potrebbe dare vita a qualche tipo d' attività che per lo meno la farebbe campare meglio che a stare senza lavoro.
    Conosco un ragazzo tunisino che ha un permesso di soggiorno come studente ma che vive in una specie di comunità di un prete cattolico insieme ad altre 40 persone (di cui 4 o 5 italiani) delle quali solamente qualcosa come 7 o 8 di loro lavorano regolarmente...
    Tutti gli altri che vivono lì da questo prete o non lavorano o al massimo trovano ogni tanto qualche lavoretto a nero iper-sfruttato ma farebbero qualsiasi cosa per avere un qualsiasi lavoro (il mio amico compreso, va a scuola solo perchè se no sarebbe clandestino in quanto disoccupato, ma se trovasse un qualsasi lavoro lascerebbe subito gli studi).
    Il micro-credito per esempio potrebbe aiutare queste 40 persone che vivono insieme ansiose di lavorare a formare almeno alcune di esse qualche piccola impresa anche cooperativa volendo, per esempio

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