31 agosto 2011

Qui nessuno è fesso...o forse sì?


A Napoli, lo sappiamo bene, ci sono problemi con l'immondizia. Problemi di discariche e di soldi che hanno impedito alla città di raccogliere l'immondizia. Problemi risolti, in parte, a suon di milioni e di regole che permettono di spostare l'immondizia in deroga alle leggi vigenti.

Negli ultimi mesi la Campania ha escogitato la soluzione di esportare rifiuti. Un pò se li prendono altre regioni italiane, un pò finiscono all'estero.

Ad esempio in Svezia, a Halmstad, dove (come risulta qui) via nave finiranno decine di migliaia di tonnellate di rifiuti campani.

La Campania pagherà 40 euro per tonnellata di rifiuti, gli svedesi incasseranno i soldi, selezioneranno i rifiuti separando la parte riciclabile dal resto, che finirà nell'inceneritore per produrre calore e energia elettrica, e abbasseranno, grazie agli introiti, del 20% le bollette dei loro cittadini.

Mica stupidi! Come se non bastasse se la ridono. Si domandano (vedi qui) perchè noi italiani siamo tanto fessi e non riusciamo a accettare un inceneritore.

21 commenti:

  1. Gian, porca miseria, non hai fatto il nome della mia bella città: Salerno.
    Prima città in Italia con la più alta percentuale di raccolta differenziata.

    Inoltre, allo stato dell'arte, io non me la sento (ancora) di dare del fesso a chi rifiuta la costruzione di un inceneritore. E' uno dei pochi casi in cui la letteratura scientifica ha pubblicato studi e statistiche con vanno in un senso e nell'altro. Famoso lo studio di Modena, ma basta girare lo sguardo verso altri professori famosi (o anche un mio conoscente, docente associato di chimica) per ascoltare di come l'incidenza di un inceneritore nelle statistiche tumorali delle zone limitrofe sia constatabile.

    Insomma, quello della Svezia è un'opzione valida momentanea, e dobbiamo augurarci che sia solo per prendere del tempo e per incominciare a fare politiche che seguano le tanto vilipese e valide direttive europee, che in ordine di priorità sono: RIDUZIONE DEL RIFIUTO (imballaggi, buste e materiali non sostanziali), RIUTILIZZO, RICICLO, RECUPERO e DISCARICA in ultimo.

    Come ben si vede l'inceneritore è tra gli ultimi anelli della catena, ma c'è un motivo, ed è fondamentalmente economico non ecologico. La normativa europea mette al riparo da sprechi perchè per costruire un impianto di intenerimento servono milioni e deve essere tarato per tot tonnellato che deve garantire il regime, indi per cui la cosa migliore è sapere conoscere perfettamente o quanto meglio possibile, quante tonnellate portare a bruciare. In Italia si è verificato il fenomeno che, avendo costruito alcuni grandi impianti, si è preferito bruciare piuttosto che attuare politiche per il riutilizzo, la prevenzione o la raccolta riciclata porta a porta.

    Vabbè, mi potrei dilungare, ma poi ripasso ;)

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  2. l'incenerimento mi pare una pratica stupida. andrebbe prevista una exit strategy per gli impianti funzionanti. Da noi non funzionano se non con sovvenzioni pubbliche, forse così anche in Svezia, perchè la frazione che mandi, dalle reminiscenze di perito chimico industriale, serve poi immettere energia aggiuntiva, perchè non è sufficiente per tenere acceso l'impianto.
    Come via temporanea si possono ancora usare. Vanno eliminati progressivamente quei prodotti che portano a rifiuti non riciclabili, sia per una questione etica, quanto soprattutto per una questione di produttività. Il futuro delle produzioni (delineato da alcuni autori ancora agli inizi di questa visione economica ed ecologica) si baserà sempre più sulla capacità di produrre beni che possano essere reimmessi nel processo produttivo. Questo dipende dal livello tecnologico, vero; ma ci sono già beni che soddisfano questi requisiti, tipo vetro e alluminio, riciclabili praticamente in continuazione, una volta trasformati. Ovviamente ora non è possibile per tutti, ma per una buona parte sì.
    Sulla questione delle nanopolveri, anche qui per competenze pregresse, più è alta la temperatura più fine è lo scarto prodotto. Io son di una zona in cui l'amianto ha mietuto e continua a mietere migliaia di vittime, ad opera di una fibra che ha la tendenza a spezzarsi progressivamente di più, diventando via via più letale. Nessuno teme l'amianto della val di susa, per intenderci, a parte i no global illetterati capitati là per caso solo per sostenere popolazioni a loro estranee in una lotta, per il gusto della lotta, ma là l'amianto è imprigionato nella forma naturale, che son sassi fibrosi che non fan paura a nessuno. In una singola giornata di vento su un capannone con un estensione di mille metri quadrati si disperdono nell'aere una decina di grammi e più di fibre... sufficienti ad ammazzare un po' di gente. E stiamo parlando di dimensioni comparabili. Ho letto i referti di modena e quelli portati avanti da altri grillini, che, facendo su tutto nella mischia peggio di Mistero, a volte portano pure avanti delle cose decenti, pochissime fra tante, ma quella sugli inceneritori mi trova abbastanza vicino, sia pur con tutti i dovuti distinguo.
    Tra l'altro, come hai sottolineato, i napoletani inviano rifiuti non differenziati, quindi gli svedesi guadagno tre volte: dal prezzo che ricevono per i rifiuti; dal recupero e vendita del materiale recuperato ed avviato a riciclo e dall'incenerimento, che mi pare in qualche forma sovvenzionato anche là (forse non contributi stile cip6 del menga, ma detrazioni fiscali forti).

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  3. non ho parlato di salerno perchè è solo il luogo da cui partono le navi e di problemi di rifiuti non ce ne sono

    nel bilancio andrebbe considerato anche un altro aspetto: se si produce energia con i rifiuti si inquina, ma la salute dei cittadini è peggiore se i rifiuti restano per strada. E che dire degli effetti delle discariche?

    O che dire degli effetti di migliaia di caldaie che riscaldano le case e molto spesso sono assai + inquinanti, meno efficienti e mai revisionate?

    si misura l'inquinamento prodotto da un inceneritore ma non l'inquinamento sottratto all'ambiente dalla presenza di un inceneritore che porta a una minore produzione di energia elettrica e di calore con altri mezzi

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  4. Le discariche sono sempre un'inefficienza (legata ad una serie di cause, livello tecnologico, educazione civica, presenza di materiali piuttosto di altri in commercio).
    Occhio però a non scadere nello sviamento del discorso. Le caldaie ormai si fanno solo più a metano ed a diesel se non si è coperti, ma con gli incentivi ad usare altri mezzi è un retaggio che si vuole dismettere. Poi se non viene fatta rispettare la legge sui fumi è un altro problema, non di certo correlato ai rifiuti, non trovi?
    Io non credo, per motivi di conoscenze pregresse in chimica e impianti industriali, che senza le sovvenzioni pubbliche quegli esperimenti esisterebbero. Venderemmo a caro prezzo i rifiuti a stati esteri? Forse. Ma loro la maggior parte di quei rifiuti li recuperano e guadagnano molto di più (per cui credo che l'abbattimento sulle bollette sia più da recupero che da energia venduta) dal riciclo dei materiali che non dall'incenerimento. Almeno in linea di principio, per quanto sia incentivata con sgravi fiscali l'incenerimento, anche il riciclaggio è molto incentivato. Anche la mia locale azienda della raccolta differenziata fa qualche furbata, tipo separare in fase post alluminio e acciaio, andando poi a venderlo per recuperare e ridurre il costo del servizio. Il problema è che ha fatto investimenti per avere l'impianto di separazione, e non ha obbligato ad avere un bidone in più dove si poteva mettere... Costo in più dell'impianto + minore educazione alla separazione dei rifiuti = più inefficienza. Se conti poi che nel caso si arrivasse ad una tariffa puntuale in base a peso e conferimenti, ci sarebbe il paradosso (ceteris paribus regolamentare) per cui io metto materiali pesanti acciaio e alluminio, pago per il peso maggiore, pago per il costo di ammortamento dell'impianto che separa (pago due volte) e non ho un ritorno immediato del guadagno dalla vendita. Con un bidone in più avrebbero sempre materiale più puro ed un controllo più efficace su quanto ce ne sia.

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  5. tu sapresti distinguere acciaio da alluminio? io non ne sarei capace...

    non si tratta di applicare una legge sui fumi ma di altro: ci sono moltissime caldaie da appartamento, che producono acqua calda per il singolo appartamento oltre alle caldaie condominiali (in entrambi i casi a metano)

    ora, se paragoniamo 10.000 caldaie e una centrale per il teleriscaldamento magari alimentata in parte dai riifiuti chi produce meno inquinamento? e chi consuma di meno?

    a mio parere è probabile che una sola centrale sia + efficiente e meno inquinante di migliaia di caldaie installate nelle singole case

    una corretta valutazione del problema "inceneritore" dovrebbe considerare anche questo aspetto

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  6. PS quando si parla di inceneritori si sente sempre discutere dell'inquinamento dell'inceneritore ma mai dell'inquinamento che si sottrarrebbe chiudendo le caldaie delle case che potrebbero essere teleriscaldate

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  7. Dunque, alcune considerazioni.

    L'alluminio e l'acciaio hanno due indicatori commerciali diversi, ad esempio le lattine di coca cola e sprite odierne, allungate, sono in acciaio. Mentre quelle per dirti dell'estathe sono ancora in alluminio. Lo hanno fatto perchè il costo dell'alluminio è più elevato dell'acciaio e su una produzione di massa a livello mondiale, il risparmio lo sentono eccome. Premesso una cosa: l'alluminio è ottimo per contenere sostanze acide (non il contrario, per quelle basiche se lo proponi come contenitore agli istituti chimici ti scaraventano via dall'aula i docenti). Mentre l'acciaio, reagisce già di più, è una questione di tempo, ma l'acido fosforico che ha la coca cola, conferisce un ph bassissimo, per cui io ho anche smesso di bere quando c'è solo in quella lattina :D

    Normalmente si può distinguere perchè, ad esempio, l'acciaio viene usato per poche cose alimentari, mentre molto più usato è l'alluminio, anche per chiudere alcuni yogurt. Lo yogurt, e rubo l'esempio (facendolo mio) agli esponenti della decrescita, è il simbolo di un vero spreco, o meglio, di una serie di esternalità (non vengono curate dal produttore, quindi le ripercussioni sono al di fuori del processo produttivo): una confezione normalmente ha due bicchierini in plastica, un coperchio o in alluminio o in plastica (di tipo diverso da quella del bicchierino, ma potenzialmente riciclabile) ed un intelaiatura che ne tiene insieme a due a due in carta. Tre materiali per portare un solo prodotto (quando va male) altrimenti due (quando va bene). Una prima cosa che si potrebbe fare, per evitare tutto questo dispendio (sto parlando da policy maker) sarebbe quello di imporre, come in danimarca, che gli imballaggi siano il meno possibile e di un solo materiale. Se già fossero tutti in plastica, bicchierino e coperchio, allora ci sarebbe una gran quantità di conferimenti di alluminio in meno (a livello aggregato).
    Non voglio scendere nei motivi per cui un'azienda metta materiali dell'uno o dell'altro tipo, penso che sia una questione di libertà (può farlo, perchè non c'è un vincolo simil Danimarca) e convenienza (gli costerà meno stanti impianto e capitali investiti).

    Occhio che il percorso mentale "se paragoniamo 10.000 caldaie e una centrale per il teleriscaldamento magari alimentata in parte dai riifiuti chi produce meno inquinamento? e chi consuma di meno?" perchè è potenzialmente franoso e mostra qualche fianco insidioso.

    In primo luogo, alcune caldaie vanno ancora a gasolio, e quelle sono la vera fonte di polveri pessime per la salute. L'aggregato di quelle, fa certamente male. Ma dipende sempre dalla temperatura che raggiungono, perchè più alta è la temperatura, più fine è ciò che esce. Il problema è che spesso, se le particelle sono più piccole, sono anche più pericolose, perchè passano indenni le difese che abbiamo tra narici e polmoni.
    Posto però che l'obbligo (quindi una decisione regolamentare) di nuove costruzioni e ristrutturazioni sopra una certa entità vede la presenza di caldaie a metano (che non presentano il difetto, in quanto il metano è molecola semplice e bruciata non dà origine alle particelle legate alla combustione imperfetta di catene di carbonio massicce... in pratica, per dirla semplicemente, quando si brucia diesel, quello che esce dalla ciminiera è più vicino al carbone di quanto non lo sia il diesel stesso), il problema è destinato a risolversi. Il controllo dei fumi è comunque previsto dalla legge e i problemi legati alla sua disapplicazione sono simili a quelli legati ad altre disapplicazioni di norme ambientali, quindi non estenderei il discorso.

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  8. Per quanto riguarda il teleriscaldamento, devo dire ni.
    Si perchè l'efficienza di una sola caldaia che brucia metano (io parlerei di teleriscaldamento a metano, in cui il calore in eccesso viene venduto mentre la prima porzione di energia viene spesa per fare corrente, come accade in più parti d'Italia) è migliore di una serie di molteplici caldaie, magari di età diverse.
    Quel che si pone, è un dilemma etico non da poco.
    Se accentri questo tipo di produzione e distribuzione, i singoli agganciati, non potranno, almeno nel breve-medio periodo proporre soluzioni aggiuntive. Con i contributi per i pannelli solari termici, potrebbe essere economicamente rilevante usare una massiccia superficie di tetto per scaldare l'acqua ed utilizzare meno il teleriscaldamento. Con l'aumento di efficienza, si potrebbe perfino pensare a condomini autarchici dal punto di vista dei rifornimenti. E' utopico? No. E' auspicabile? Direi di sì.
    Ma il teleriscaldamento accentra la fonte di produzione, per cui ecco la fonte del no :D
    Se l'accentri hai poi i difetti/pregi di una gestione accentrata, bisogna vedere caso per caso. Potrebbe esserci il condominio che propende per il teleriscaldamento e poi un assemblea decide di affiancare altri mezzi di produzione per spendere meno anche rispetto al teleriscaldamento. E' lecito? Si. E' possibile? Dipende da che tipo di modifica tecnica ha apportato l'agganciamento al teleriscaldamento, altrimenti diventa poi difficile (oneroso) cambiare sistema. Se un'azienda mi offre il teleriscaldamento, ma mi cambia una parte delle condotte e i macchinari per lo scambio termico, impedendomi di poter, eventualmente, cambiare idea e fare altre scelte, allora c'è un problema. E guarda che questa è una norma. Nel mio palazzo han messo il teleriscaldamento, modificando una parte dell'impiantistica, il che, non preclude che si possa poi usare altro, però, come dire? complica un po' le cose (tutte le modifiche costeranno un po' di più, perchè bisognerà toccare proprio quella stessa parte già modificata, che è dove avviene lo scambio termico).

    Infine ribadisco che le frazioni solide dei rifiuti che vengono mandate a incenerimento sono termicamente deboli, e dato che un impianto per funzionare deve garantire una certa temperatura, vengono aiutati con altro (metano), per cui, il metano usato perde in rendimento perchè va a compensare una reazione di combustione che produce poco, mentre potrebbe essere utilizzato in modo più efficiente in moderne centrali, con una maggiore efficienza, turbogas, ecc). Inoltre, mi pare che in Svezia ci siano delle detrazioni, mentre da noi ci sono contributi, che dovrebbero andare giusto nel mercato delle rinnovabili per dare l'input a quel mercato (ormai è stato dato... anche qui, chi è che lo ha messo? o meglio, quale governo c'era? per la solita diatriba secondo cui non c'è differenza Dx e SX...).

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  9. le centrali del teleriscaldamento producono volendo anche energia elettrica per cui la resa è superiore comunque... e con sistemi di rilevazione del calore puoi far pagare ciascuno in base a quel che consuma..così non viene meno l'interesse al risparmio energetico

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  10. Non sono d'accordo. Un impianto di teleriscaldamento, per quanto efficiente non può superare un ciclo combinato freddo-caldo-elettricità degli impianti di trigenerazione. Solo che il teleriscaldamento di solito si fa con contributi pubblici, mentre l'impianto di trigenerazione costa una patella ed un privato, anche un condominio, difficilmente se lo permettono. Sarebbe invece la soluzione ideale per gli ospedali, perchè non avrebbero mai problemi di approvvigionamento energetico (e non solo).

    Sulla parte finale, vero, con i moderni indicatori fai pagare a ognuno il suo... se sono tutti alloggi perfettamente isolati. Altrimenti no. In divenire (cioè in questo momento storico), ci saranno parecchi casi di scippamenti di surplus poco etici, per cui chi sta in mezzo in un condominio, può tenere tutto al minimo (perchè verrà dato un minimo) beneficiando del calore che irradiano gli altri che disperdendosi obbliga chi vuole scaldare allo stesso livello, ad alzare di più.
    Credimi, sono in un condominio con teleriscaldamento e han messo i contabilizzatori. Quelli al primo piano sono incazzati perchè hanno poco isolante sotto le chiappe. Quelli in mezzo beneficeranno degli altri... Le case di nuova costruzione invece permetteranno quello che dici tu. Ma per parecchi anni ancora non sarà il massimo dell'efficienza...
    Certo, sarà interesse del privato isolare casa sua, ma questo costa. E se i vicini di quello in mezzo che scippa parte del loro calore a danno dello loro tasche non isolano, perchè lui dovrebbe?

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  11. se sono + sconvenienti dov'è il problema? io confrontavo un teleriscaldamento con quello che c'è adesso nelle case

    anch'io vivo in un posto con contatori valvole ecc.. ma questo che vuol dire? ovvio che c'è chi guadagna e chi perde.. basta trovare un accordo sulla ripartizione delle spese tra parte fissa e parte variabile

    chi può risparmia..dopo il primo inverno con questo sistema i dati hanno detto che c'è stato un calo del consumo complessivo perchè chi se ne va al mattino e torna la sera imposta la valvola di conseguenza

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  12. Non vorrei dire una panzana, ma con le caldaie non si presenta il problema delle polveri nanometriche, a differente di un inceneritore.
    Vero Pericle?

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  13. @ gian: stante la condizione di buon isolamento, il sistema funziona alla massima efficienza. ci saranno semplicemente straschichi in quei condomini in cui si saranno messe i contabilizzatori ma si sarà risparmiato sull'isolamento. In effetti, è un problema del privato che spreca e paga di più.

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  14. @ mattia: se sono vecchie no, producono particolato più grosso che è molto meno dannoso di quello nanometrico. Parliamo di grandezze che vengono filtrate anche dai polmoni, non tutte, provocano un po' di sinusite e problemi minori al sistema respiratorio, ma nulla di comprabile col le nanometriche. Ah, premesso che siano a diesel.
    A metano, no problem. E' molecolare e si trasforma in co2. Su quello c'è un problema di gas serra, ma come dappertutto.
    Ah, parliamo sempre in modo curioso di incenerimento... In italia ci sono grosso modo 22 milioni di famiglie. all'incirca possiamo dire che ci sono certamente 22 milioni di abitazioni. Ma ci sono anche oltre 30 milioni di auto :D non indicare che sono quasi più queste che le caldaie, a emettere particelle, è sciocco :D no?

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  15. Faccio una cosa poco accademica e schematica, svantaggi di un impianto moderno di incenerimento:

    -emissione di particolato molto fine (nanometrico oltre 10pm perchè le temperature di combustione sono molto alte)
    -costo spropositato dell'impianto in assenza di sovvenzioni statali
    -dipendenza da una discarica per smaltire di volta in volta le ceneri
    -letteratura scientifica ancora "traballina" per quanto riguarda le statistiche dei tumori
    -rischio di infiltrazioni mafiose in alcune zone

    adesso gian fa la parte dei vantaggi :)
    a domani ;)

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  16. Non credo sia produttivo un confronto alla grillina. Condivido parte del sarcasmo e delle critiche che muovi, ma stante il livello tecnologico, non credo sia possibile recuperare tutto. Tra incenerimento e discarica non saprei che scegliere... Se la discarica è fatta con i crismi dettati dalla legge (quindi quella che dovremmo pretendere tutti, c'è sempre la possibilità del landfill mining (http://www.territorio.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Territorio%2FDetail&cid=1213372904853&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D1213372913039&pagename=DG_TERRWrapper)

    Riporto il contenuto del link, perchè è interessante.
    Regione Lombardia ha avviato un rapporto di collaborazione con l’Università degli Studi di Padova con lo scopo di verificare la possibile applicazione sulle discariche cessate e in post gestione presenti in Lombardia della tecnica del Landfill Mining.
    Tale tecnica è finalizzata al recupero di materiali, alla produzione di energia e al recupero di suolo. In particolare prevede che i rifiuti depositati in discarica siano scavati e che il materiale ottenuto sia inviato ad un trattamento meccanico, grazie al quale si separa una frazione riutilizzabile da una residua da ridepositare in discarica in modo controllato, secondo i concetti di discarica sostenibile.
    Scopo di un intervento di Landfill Mining è quindi la completa rimozione del deposito di rifiuti al fine di perseguire uno o più dei seguenti obiettivi:
    Bonifica di discariche inquinanti. La rimozione dell’intero ammasso di rifiuti (fonte di potenziale contaminazione) e la successiva inertizzazione delle frazioni pericolose consente una risoluzione totale e definitiva del problema.
    Recupero di risorse. Gli ammassi di rifiuti che altrimenti verrebbero lasciati sine die all’interno di vecchie discariche, rappresentando un potenziale pericolo per l’ambiente tanto maggiore quanto minore è il livello tecnologico adottato nella realizzazione della discarica, vengono invece valorizzati con conseguente ottenimento di benefici economici.
    Recupero di volume. Il LFM consente di utilizzare una notevole parte dell’ammasso dei rifiuti e di avere alla fine del processo una ridotta percentuale di residui, in tal modo si ottiene un prolungamento della vita di discariche in esercizio o, con la ricostruzione di vecchie discariche, la disponibilità di un sito per la localizzazione di una nuova discarica.
    Recupero ambientale del sito di discarica. Nel caso in cui la zona della discarica rivesta particolare interesse territoriale, si può pensare al recupero di tale area da destinare a diverso sviluppo funzionale (sviluppo commerciale o industriale, aree verdi, etc.).



    In definitiva, visto che il livello tecnologico dovrebbe portare al reinserimento dei prodotti nella catena produttiva, o comunque una serie di procedimenti che passino dall'intertizzazione (senza combustione), una discarica ben fatta è meglio dell'incenerimento. Ma andrebbero progettate in funzione anche del Landfill mining medesimo, in modo che possano poi essere definitivamente bonificate. So che è un azzardo, ma senza contributi non esisterebbero... Meglio bruciarlo quel gas, che non usarlo come aiuto per il potere calorico basso dei rifiuti avviati a combustione.

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  17. mi pare sia stato detto molto

    senza inceneritori le discariche servono lo stesso e in misura maggiore, con conseguenze su ambiente e salute. Quanto alla mafia, non cambia nulla visto che la mafia si occupa di gestire le discariche, trasportare le merci e magari creare qualche pasticcio(ad es. si brucia l'immonidizia x strada perchè diventino rifiuti speciali) x guadagnarci

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  18. Considerando le potenzialità del landfill mining, e le conseguenze degli inceneritori, propendo di più per una soluzione terza: riciclaggio porta a porta spinto, tendere a raggiungere l'80% di raccolta, quel 20% si può o mandare da altri per recuperare ulteriormente, con un costo, ok, oppure incentivare gli impianti simili anche da noi. Vadelago è un mantra, ma la cosa interessante dovrebbe essere Tergu, in sardegna, che sto monitorando per capire se faranno o meno quello che ha fatto vadelago. Per la parte ulteriormente residua, non è detto che ci sia ancora molto da bruciare, una discarica non sarebbe un danno cosmico... se consideriamo poi che questo sistema di operare (il landfill) si sta avviando ora, contando su competitività ed esperienze crescenti, si dovrebbe arrivare in un ventennio alla possibilità di re-immissione di ogni prodotto nel ciclo produttivo. Questo è un bel sistema verso cui propendere.

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  19. ma Vedelago è trattamento meccanico biologico?

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