09 giugno 2013

L'obiezione "comunista”

Se la propensione al consumo è tanto più alta quanto più basso è il reddito, allora perché non far diventare tutti poveri, chiede giustamente un lettore del blog? Perché non attribuire a tutti lo stesso reddito?

Queste considerazioni le ho sentite fare molte volte, soprattutto quando l'anticomunismo era all'ordine del giorno perchè esisteva un partito comunista e molti credevano fosse al servizio dell'URSS.

Si sosteneva che i "comunisti" volessero rendere tutti uguali, costringendo gli individui a acquistare gli stessi beni, vivere le stesse vite, godere degli stessi servizi, tutti mediocri, senza possibilità di scegliere, seguendo le linee decise da un funzionario privo di fantasia e magari corrotto, cui spettava il compito di programmare le vite altrui, dando poco a tutti, compreso chi non voleva ricevere un certo bene o servizio.

Così funzionava nelle dittature social-comuniste dell'est Europa: le auto erano piccole e si rompevano spesso, le case erano casermoni brutti e mal riscaldati, gli scaffali dei negozi ospitavano beni poco attraenti usciti da fabbriche statali dove si ignoravano i gusti dei consumatori.

Se l'obiettivo fosse stato quello di replicare il modello delle dittature dell'est Europa, i "comunisti" avrebbero ottenuto poco consenso. Per questo l'accusa ai "comunisti" di voler imporre a tutti le stesse auto o le stesse case non aveva senso.

Era fumo negli occhi, un'esagerazione voluta: si accusava una parte politica di volere il peggio per l'Italia per non far comprendere che tra lo Stato dittatore e il mercato senza regole esistono molte vie di mezzo, e che l'obiettivo di chi crede in tali soluzioni è ridurre le disuguaglianze.

Le persone sono perciò libere le persone di usare soldi, energie, talento nel modo preferito. Nessuno impone un certo percorso di studi o l'acquisto di un prodotto, nè si chiede a tutti di acquistare lo stesso bene che non ha alternative sul mercato. Si cerca invece di creare le condizioni che impediscono alle disuguaglianze di diventare più profonde, consapevoli dei vantaggi di un sistema economico e sociale meno diseguali.

Dunque se qualcuno afferma che essere progressisti significa voler imporre uno stato in cui tutti sono uguali, gli si può rispondere che la prospettiva è sbagliata. Il progressista preferisce un mondo in cui gli individui siano meno diseguali.







5 commenti:

  1. Aspetta: la mia domanda era in tono scherzoso, come avevo precisato fin da subito!
    Niente niente salta fuori Silvio che m'identifica come comunista ;-)



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  2. Beh, a quei tempi io c'ero, e non era proprio così idilliaco.

    A quei tempi il "liberale" diceva all'operaio: "Chettefrega di quanto ricchi sono certuni, l'importante è che tu sia più ricco dell'operaio sovietico" e c'era uno di Carpi che portava i suoi operai a Mosca in autobus.

    Anche oggi progressisti e conservatori tirano l'acqua al loro mulino, ma in fondo in fondo sono tutti conservatori e rimpiangono i bei giorni passati.

    Oggi bisognerebbe dimenticare dx e sx e sforzarsi invece di trovare un rimedio e la dialettica andrebbe riservata alle critiche alle varie proposte.

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    1. destra e sinistra come sinonimi di chi vuole un mondo con meno disuguaglianze (sinistra) e chi non si preoccupa se aumentano o magari vuole che aumentino (destra) esisteranno sempre

      il rimedio x chi è di sinistra, è ridurre le disuguaglianze.. ma quello che ne deriva non sta certo bene a chi la pensa diversamente, ovvero è di destra

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    2. gian, semplice ed essenziale, bravissimo!

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    3. Sei un illuso, i furbi cavalcano sempre o la dx o la sx per il loro particolare.

      I non-furbi dovrebbero cominciare ad essere un po' più intelligenti.

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