13 aprile 2011

L'impennata dei tassi


La banca centrale ha appena alzato il tasso di sconto ufficiale all'1,25%, ma già l'Euribor a 3 mesi aveva ampiamente anticipato l'aumento, come si può vedere qui e attualmente sta tranquillamente veleggiando verso l'1,33% (oggi).

La motivazione ufficiale della BCE è che l'inflazione sta rialzando la testa, quindi è necessario un progressivo aumento dei tassi per raffreddarla.
E faccio presente che con tale espressione i tassi continueranno ad aumentare dello 0,25% a trimestre, fino ad arrivare al 2% nel primo trimestre 2011.

Ma serviva questo aumento?

Probabilmente guardando le cose in ottica continentale forse la risposta è si, ma guardando come stanno andando le cose qui in Italia, non ne sono tanto convinto.

Innanzitutto l'inflazione che stiamo scontando è un'inflazione importata, dovuta principalmente all'aumento del prezzo del petrolio e di molte materie prime, alimentari ed industriali.
Poi le banche italiane non è che si stiano distinguendo per spinta creditizia, anzi, negli ultimi mesi non fanno altro che chiudere i cordoni della borsa, complice anche l'entrata in vigore di Basilea 3.
Infine, ma non ultimo per importanza, un aumento dei tassi significa più interessi da pagare sul debito pubblico, argomento su cui siamo particolarmente sensibili e su cui già il primo ministro Greco si espresso con preoccupazione.
Infatti Grecia e Irlanda e a breve il Portogallo, beneficeranno di ingenti prestiti che poi dovranno essere restituiti, ma con che tassi?
In casi estremi si rischia l'insolvenza di quasi tutto il Sud Europa (Grecia, Portogallo, Spagna e... l'Italia? Chi lo sa?) a beneficio di chi sta crescendo in Europa, cioè di Germania e, in misura minore, la Francia.

Quindi siamo in presenza di un'Europa a due velocità e che necessiterebbe di due politiche monetarie!

1 commento:

  1. Bell'articolo, però l'insolvenza di tutto il sud Europa mi sembra un pò esagerata...
    Capisco che non sia facile gestire la politica monetaria di un insieme di Paesi con economie tanto diverse, però non credo che la BCE prenderebbe mai decisioni che mandino in bancarotta interi Paesi come Italia, Spagna, Portogallo ecc

    La Spagna a primo impatto con la crisi c'era un deficit di oltre l'11% con previsioni di aumento.
    Poi con le misure, (criticatissime), di Zapatero che ha aumentato le tasse ai ricchi e fatto, (per sua stessa ammissione), "il più grande taglio alla spesa pubblica nella storia della Spagna da quando è una democrazia", le previsioni del FMI sono che il deficit scenda al 6%. Sarà ancora alto ma, considerando anche che la Spagna non parte da un debito pubblico elevato, secondo me l'insolvenza è difficile.
    Anche l'Italia secondo me è difficile vada a rischio di insolvenza. Mi sembra che ora come ora abbia un deficit basso e se gli interessi sul debito aumenteranno un pochino, al limite faranno un altro taglio o qualche aumento creativo alla Tremonti (tipo quello di sigarette e benzina di cui parlavi in un altro post).

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