24 gennaio 2013

La ricetta della crisi


Bene, siamo in piena campagna elettorale e stanno fioccando promesse a destra e a manca sui futuri abbassamenti di tasse, specialmente l'IMU.

Prima di iniziare l'analisi, vorrei far notare che finora quasi nessuno dei politici ha proposto un "piano di battaglia" coerente per il 2013 che permetta di non chiudere l'anno in recessione, ma quasi tutti accettano questo dato come acquisito.

Io personalmente non ho sentito nessuno che abbia detto qualcosa di simile a "appena insediati, faremo questo, questo e questo in modo che il 2013 non lo chiudiamo in perdita dell'1%, ma, anzi, il PIL aumenterà dell'1%".

Parto da questo interessantissimo articolo del Sole24Ore, riprendedo i seguenti dati (fonte: banca mondiale), in cui si evidenzia che il contributo al PIL dell'Italia è così composto:

consumi delle famiglie: 60%
spesa pubblica per consumi finali: 20%
Investimenti fissi delle imprese: 19%
Export: 1%

In pratica risulta chiaro, chiarissimo, che se non si agisce prima di tutto sui consumi delle famiglie, che incidono grandemente sulla composizione del PIL tutto il resto è praticamente inutile.

Allora iniziando a ragionare da questo punto il piano di lavoro diventa improvvisamente molto chiaro:

1. dare più soldi alle famiglie, in modo che queste possano spendere di più. E qui non ci sono molte alternative, bisogna toccare l'IMU o la tassa della mondezza o le addizionali o l'Irpef. Toccare l'IRPEF, posto che la spesa per contributi non è modificabile perché si tratta della pensione, significa in altre parole diminuire il cuneo fiscale, cioè l'IRPEF, cioè meno entrate per lo stato, entrate certe, oltretutto. Possibile?

2. La spesa pubblica. Qui è una questione di filosofia, accentrare sul pubblico o decentrare sul privato? In ogni caso contrarre la spesa significa contrarre il PIL. Ovviamente la ricetta ottimale sarebbe tagliare solo la spesa improduttiva, ma a quanto pare è molto più semplice da dire che da fare.

3. Le imprese. Qui si possono fare alcune cose. Si potrebbe agire sugli investimenti concedendo crediti di imposta a chi investe. Sicuramente meglio che erogare finanziamenti. Io non sono molto convinto dello scambio più iva e meno tasse sulle imprese: per le imprese l'iva è sostanzialmente neutra, ma questo non è vero per i consumatori, che ne sopportano l'onere. Inoltre un innalzamento dell'IVA (previsto in luglio) produrrebbe un'ulteriore abbassamento dei consumi delle famiglie.

4. Export. Fino ad ora l'export ha tirato abbastanza, grazie alla debolezza dell'euro sulle altre valute, dovuta ai problemi dei debiti sovrani dell'area euro. Il problema è che appena i problemi saranno risolti, l'euro ne beneficerà e si rafforzerà sulle altre monete, rendendo problematiche le esportazioni. Quindi la nostra bilancia commerciale è destinata inesorabilmente a tornare in pareggio, se non in passivo.

Quindi mi sta anche bene parlare di IMU, ma diciamo che preferirei sentire un piano complessivo su come affrontare i problemi di crescita economica dell'Italia dei prossimi 3 anni ( anche molte cose su cui si sta glissando...)

7 commenti:

  1. leggo nel tuo link "cose": "...Dunque tagliare la spesa si può. È un'operazione complessa, che richiede un processo profondo di riforma dell'organizzazione dello Stato..."
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    "profondo" quanto? per me bisogna ricominciare da zero.
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    Qualcuno si stupisce del Monte dei Paschi?
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    Nota del 2008
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    La crisi dei mutui americani poteva essere evitata? Certo, mica era una cosa inevitabile così come lo è un uragano o un terremoto. Deriva dalle stupide regole che ci siamo dati e che hanno consentito a certi furbastri di vendere frottole in cambio di lautissimi compensi
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    Così dal mercato sono spariti dei bei soldi. In parte sono finiti nelle tasche dei ricchi vecchi e nuovi mentre l’altra parte deriva dalle insolvenze di chi è stato indotto a fare mutui insostenibili per di più senza chiedere loro garanzie adeguate .
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    Non appena la cosa si è manifestata si poteva rimediare alla svelta cacciando in galera i furbastri (recuperando il possibile del maltolto) e poi facendo subentare gli Stati nel malaffare dei mutui e magari nazionalizzare le banche più porcelle. Ormai è chiaro che il conto lo dovranno pagare i cittadini del mondo, perciò tanto valeva che gli Stati comperassero dalle banche i mutui in sofferenza e poi li gestissero direttamente cercando di ammortizzarne gli inevitabili danni.
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    Ma per far questo sarebbe stata necessaria una completa conoscenza del fenomeno. Invece le banche hanno fatto le furbe, hanno minimizzato sperando in chissà quale miracolo. Si è tirato per le lunghe e il problema è dilagato
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    Così dal mercato è sparito altro danaro: quel danaro “virtuale” che deriva dal “credito”. In questo caso è sparito il credito che si facevano fra di loro le banche stesse. Ecco perché si è dovuto “immettere liquidità” o perlomeno garantire le banche dei loro crediti verso le consorelle. Difatti ogni banca, visto il buco che aveva in casa propria, poteva ben immaginare i buchi in casa delle consorelle. Non si fidavano più fra di loro, le porcelle!..........

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  2. perdita di qualche centinaio di milioni per MPS, mentre Intesa e Unicredit hanno svalutato partecipazioni, nei mesi scorsi, per una decina di milioni a testa.. la cosa puzza

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  3. Le ricette per la crisi sono scelte antieconomiche:
    - Utilizzo energie rinnovabili più costose delle fossili
    - Riduzione dell'apporto dei macchinari nella produzione industriale per far lavorare più persone.
    - Nazionalizzare le banche commerciali separandole da quelle di investimento
    - Dazi verso i paesi asiatici che non rispettano i diritti dei lavoratori. Più chiarezza sulle marcature MADE in Italy per premiare chi veramente realizza dalla A-Z in Italia

    Saluti
    Arrigo

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    1. una scelta antieconomica non è possibile, le devi rendere "econmomiche" cambiando il contesto, ma per far questo devi ricominciare da zero.

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  4. Beh visto dove le scelte economiche ci stanno portando...pochi ricchissimi tanti poveri, diritti lavoratori erosi, il profitto davanti alla qualità dell'ambiente... secondo me per indirizzare il sistema diversamente si potrebbe cominciare a lavorare su marchi di qualità dei prodotti. Marchio per aziende che rispettano i diritti dei lavori (sicurezza e diritti), marchio per aziende che rispettano gli standard ambientali, marchio per l'autentico Made in Europa (prodotto dalla A alla Z) etc.
    Certificati seri, non le buffonate di adesso. Sarà poi il consumatore a scegliere e magari indirizzare il mercato diversa...

    Saluti
    Arrigo

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    1. Anche rendendo credibile la buffonata della "qualità totale" non otterresti gran ché
      Dicendo "ricominciare da zero" intendevo proprio da zero, come ne 1945, dalla Costituzione.

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    2. Anche a destra c'è gente che ragiona
      http://www.miritalia.it/component/allvideoshare/video/latest/intervento-del-presidente-nazionale-del-mir-durante-la-presentazione-dei-candidati-a-camera-e-senato-a-roma
      E' vero che fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ed è vero che, a mio parere, senza cambiare le Istituzioni c'è poco da fare, però la presentazione non mi pare male.














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