La BCE ha deciso di abbassare ancora i tassi. Siamo arrivati allo 0,25%, perché l'Europa cresce poco e c'è il rischio di deflazione.
Ma come, la moneta abbondante non avrebbe dovuto causare una iperinflazione? Viene voglia di chiederselo, se non avessimo spiegato quasi quattro anni fa (vedi qui: http://econoliberal.blogspot.it/2009/12/esiste-un-pericolo-inflazione.html) che il pericolo non esiste.
No, il pericolo non c'è. Semmai c'è il pericolo contrario: nonostante l'aumento in Italia dell'IVA i prezzi non salgono. Casomai scendono. Le imprese non vendono e quindi abbassano i prezzi, con la conseguenza che chi vuole acquistare un computer o un'auto o un divano rinvia l'acquisto. Aspetta che i prezzi diminuiscano.
Il rischio di deflazione ha dato la possibilità alla BCE di fare un passo in avanti verso una politica monetaria simile a quella della FED. Le resistenze tedesche poco per volta sono state affrontate. La BCE è arrivata più tardi e ha agito con minor forza della FED, ma ormai i tassi sono vicini allo zero.
Cosa resta da fare? Forse la BCE potrebbe stabilire un tasso negativo sui depositi delle banche presso la banca centrale, così da spingere le banche, piene di liquidità, a non depositarla presso la banca centrale, prestandola invece a altre banche.
Forse può chiedere all'Europa di accelerare l'adozione di regole che riducano al minimo il rischio di default di un sistema bancario nazionale e spingano le banche a prestarsi capitali. O forse potrebbe compiere operazioni poco ortodosse come l'acquisto di crediti avariati delle banche.
Si calcola che le banche italiane e spagnole abbiano almeno 200 miliardi di euro di crediti inesigibili o quasi. La BCE potrebbe acquistarne una parte per finanziare le banche.
Lo ha già fatto, penserà qualcuno. Certo, ma lo scopo allora era soprattutto abbassare i tassi pagati dagli stati, per ridurre il rischio di una crisi del debito di paesi come Italia e Spagna. Ma una volta messo sotto controllo il problema del debito e del suo costo per gli stati, resta il il problema di aziende troppo indebitate che hanno difficoltà a restituire alle banche i soldi e di banche che, piene di crediti inesigibili, faticano a prestare soldi alle imprese.
In attesa delle mosse della BCE, c'è un aspetto positivo: l'euro è sceso rispetto al dollaro. Se il trend continuerà, l'economia europea ne trarrà qualche piccolo beneficio sotto forma di maggiori esportazioni verso i paesi che usano il dollaro.
Scusate, non ho capito se le banche europee sono piene di liquidità che non prestano o se sono piene di crediti insegibili, che quindi non possono prestare.
RispondiEliminaComunque, complimenti per il vostro blog, è davvero interessante.
entrambe le cose, la BCE ha finanziato ma non abbastanza e la liquidità in parte è stata usata x comprare titoli di stato e mantenere bassi i tassi pagati dagli stati altrimenti in crisi
Eliminala BCE avrebbe dovuto emettere molta + moneta.. lo sta facendo a tappe, mentre altrove hanno imboccato questa strada in modo deciso, non avendo i tedeschi che frenavano
ok, grazie del chiarimento.
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