Qualche tempo fa s'è scoperto che Oscar Giannino non solo non ha mai ottenuto un master a Chicago, ma neppure s'era laureato. Eppure molti lo consideravano un giornalista economico credibile e per questo lo invitavano a intervenire in televisione, a partecipare ai convegni, a tenere rubriche radiofoniche e a dirigere periodici economici.
Com'è possibile? Semplice: Giannino diceva quello che molti volevano sentire. Gli è andata bene fino a quando è entrato in politica e a qualcuno è venuta voglia di controllare se fosse vero quello che diceva di se stesso.
Il mondo degli economisti è pieno di persone che propagandano idee ideologiche al punto che un mese fa la direzione della commissione europea guidata da Olli Rehn ha prima pubblicato e poi rimosso uno studio molto critico verso l'austerità.
Jan in' t Veld ha creato un modello econometrico con il quale ha misurato gli effetti delle politiche di austerità, concludendo che in Italia uno sforzo di consolidamento dei conti pubblici pari a quasi il 4% del PIL ha prodotto un calo del PIL di quasi il 5%.
Analoghe le percentuali in Francia (3,68% di consolidamento, 4,78% di calo), Germania (2,6% e 3,9%) e Spagna (4,45% e 5,39%), con conseguenze negative per disoccupazione (+3% in Italia) consumi e investimenti (-4,37% e -4,29% rispettivamente, sempre in Italia).
Dati che non sono piaciuti alla Commissione o almeno a qualche membro. Così lo studio è sparito, per un pò di tempo, dal sito della direzione affari economici e monetari. Forse qualcuno ha pensato che non sarebbe piaciuto ai paesi fautori dell'austerità.
Poi di fronte al rischio di figuraccia, il paper è tornato on line con l'avvertenza che rappresenta il punto di vista dell'autore.
Quello dei politici invece è ben rappresentato da qualche sedicente economista che dice quello che i politici si vogliono sentir dire.
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