03 novembre 2013

Catasto

Esiste un modo di incassare più soldi senza creare ingiustizie e troppo scontento: la riforma del catasto.

Il pagamento dell'IMU e di altre tasse si basa sulla rendita catastale o più semplicemente sul valore secondo il fisco dell'immobile da tassare. Valore che andrebbe modificato nel tempo tenendo conto di eventuali cambiamenti dell'immobile (ad esempio molti edifici non hanno più il bagno sul balcone, come succedeva molto tempo fa) sia dei prezzi a cui gli immobili sono scambiati in un certo luogo.

Maggiore è il valore di un immobile, maggiore è l'incasso per lo stato e per gli enti locali, che dovrebbero aggiornare il catasto non solo per incassare di puù, ma anche per ragioni di equità.

Non è raro che un immobile di periferia costruito e accatastato negli ultimi decenni anni fa sia valutato più di un immobile delle stesse dimensioni ma collocato in una via del centro città, che è stato accatastato magari un secolo fa. La conseguenza è che il primo paga più imposte sulla casa del secondo anche se vale meno.

Lo stato ci rimette, perchè incassa meno, e i cittadini costretti a pagare di più nonostante possiedano un immobile che vale meno subiscono un'ingiustizia.

Dunque una revisione è necessaria quantomeno per rendere più eque le imposte sugli immobili, come ha fatto di recente la città di Roma, interessando 175 mila immobili, molti dei quali erano considerati di scarso valore nonostante si vendano a prezzi elevati.

Perchè s'è fatto? Per tamponare i problemi di bilancio. Il comune s'è messo d'accordo con l'agenzia delle entrate che ha battuto palmo a palmo il territorio e scoperto che non esistono più case senza bagno e che si spendono molte migliaia di euro al metro quadro per appartamenti fino a ieri considerati "ultrapopolari".



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