10 novembre 2013

Grillo e la Google Tax

Di recente il G8 (vedi ad esempio questo articolo) s'è posto il problema dell'elusione delle imposte da parte delle multinazionali: se una multinazionale americana colloca in Irlanda la propria sede europea, pagherà lì le imposte anche sui profitti realizzati nel resto d'Europa, lasciando a bocca asciutta o quasi il fisco di Italia, Francia, eccetera.

I paesi più grandi, dove le multinazionali realizzano la maggior parte dei loro ricavi europei, restano con i loro problemi di bilancio, mentre i paesi più piccoli possono permettersi di abbassare le imposte perché incassano le imposte delle multinazionali, attratte dalle aliquote inferiori.

E' una situazione a cui porre rimedio perchè le casse statali soffrono e per tutelare le aziende nazionali che pagano le imposte in patria.

La proposta del deputato del PD Boccia va in questa direzione. Vorrebbe obbligare le multinazionali a aprire filiali in Italia e a operare tramite queste, così da costringerle a pagare più imposte. La proposta è debole sul piano formale, ma interessante su quello sostanziale.

Oltre 70 parlamentari del Movimento 5 stelle l'hanno votata, scoprendo subito dopo che il blog di Grillo è contrario (vedi qui) con tanto di citazione tratta da Forbes.

L'autore delle righe citate è Tom Worstall, membro tra l'altro dell'Adam Smith Institute, un think tank inglese che propone tesi molto liberiste, tra cui la necessità di liberalizzare, di aprire i mercati, di ridurre le imposte.

Idee lontane dai giovani parlamentari pentastellati, ma vicine a Casaleggio, il vero leader del Movimento. Chi se non lo staff di Casaleggio può scrivere un articolo contro la Google Tax votata da decine di parlamentari pentastellati? E perchè scrive un articolo simile? Non soltanto per attaccare i politici, vista la posizione di molti parlamentari del suo movimento.

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