07 gennaio 2014

Augusto Graziani

Dalla pagina Facebook di Keynes 2.0 (vedi qui)

Il Prof. Augusto Graziani
ci ha lasciati il 5 gennaio.


Maestro di una intera generazione di economisti italiani è stato profondo conoscitore e divulgatore delle opere keynesiane. Ci mancherà il suo spirito critico e la capacità di affrontare l'economia con una originale analisi periodale, non distante da alcune intuizioni di JMK.


AUGUSTO GRAZIANI

Nasce a Napoli da una famiglia ebraica originaria di Modena, figlio del giurista Alessandro Graziani e nipote dell'economista Augusto Graziani (1865-1944), entrambi docenti a Napoli.
Consegue la laurea in economia e commercio presso l'università "Federico II" di Napoli proseguendo successivamente i suoi studi prima alla London School of Economics e poi all'Università Harvard in Massachusetts, USA.


Nel 1962 diviene professore di economia politica presso l'università di Catania. Nel 1965 è professore di politica economica presso l'università di Napoli. Dal 1989 è professore ordinario di economia politica presso la facoltà di economia e commercio dell'Università "la Sapienza" di Roma..


Durante la XI legislatura (1992-1994) è senatore della Repubblica nel gruppo del Partito Democratico della Sinistra.
 

Fu membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, della Società nazionale degli economisti, dell’Accademia delle scienze di Torino, del consiglio direttivo della Fondazione Antonio Gramsci e dell’advisory board dello European Journal of the History of Economics Thought.
Muore a Napoli il 5 gennaio 2014, dopo una lunga malattia.

Il pensiero economico di Graziani

Augusto Graziani è noto per avere elaborato la Teoria del circuito monetario, di cui è considerato uno dei fondatori e il principale esponente italiano.
 

Il metodo di indagine di Graziani si ispira all'analisi degli antagonismi tra le classi sociali che era tipica degli economisti classici e di Marx, e che anche Keynes utilizzò nel Trattato della moneta e in altre opere.[10] Secondo Graziani, infatti, l'accesso privilegiato alla moneta sotto forma di credito diviene fondamentale per la distribuzione del reddito tra le classi.

Gli imprenditori determinano i beni resi disponibili ai lavoratori e, onde perseguire l'obiettivo di incrementare la ricchezza del cittadino attraverso lo sviluppo economico, fattori cruciali sono per Graziani la disponibilità di credito bancario per le imprese, che può limitare la produzione e l'investimento, e il relativo tasso di interesse, che costituisce una sottrazione al profitto lordo.
 

Graziani ritiene altresì giustificato il consiglio, solo apparentemente paradossale, dato da John Maynard Keynes durante la grande depressione secondo il quale sia meglio scavare buche per farle riempire di nuovo piuttosto che lasciare lavoratori disoccupati.
Non di meno, quando le carenze dell'apparato produttivo sono profonde e i bisogni collettivi oltremodo insoddisfatti, secondo Graziani sarebbe grave non vagliare accuratamente ogni spesa e sarebbe uno spreco non dar vita a una composizione della produzione socialmente utile e produttiva.
 

Per Graziani, se si vuole assicurare ai cittadini la disponibilità reale di specifici beni e servizi, è 
insufficiente che il governo operi per il tramite di sussidi e detassazioni, né è sufficiente che esso semplicemente aumenti la domanda che rivolge alle imprese. Esso deve piuttosto provvedere in termini reali a quei beni e servizi, e deve farlo direttamente in natura.
Ne consegue che, nel pensiero economico di Graziani, è costantemente manifesta una preferenza a favore di una politica industriale attiva da parte dello stato.
 

Per quanto non si possa parlare di una "scuola di pensiero", sono numerosi gli economisti italiani che hanno tratto ispirazione dai contributi di Graziani nel campo della teoria e della politica economica: tra di essi, Riccardo Bellofiore, Emiliano Brancaccio, Marcello Messori, Riccardo Realfonzo.

Segnalo anche questo articolo di sbilanciamoci:  http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/La-lezione-di-un-economista-21593

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