Beppe Grillo spiega che l'Italia deve rinegoziare il debito. Lo dicevano anche a Parma. Ma com'è andata a finire?
Leggete questo articolo tratto da lavoce.info (autore Paolo Scarpa), che fa un bilancio dell'esperienza di quasi un anno di governo a 5 stelle a Parma.
da lavoce.info autore Paolo Scarpa
Federico Pizzarotti è stato eletto sindaco di Parma
al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra del 21 maggio
2012 con oltre il 60 per cento dei voti, dopo che al primo turno il Movimento 5 Stelle
avevano ottenuto il 19 per cento. Il centrosinistra sulla carta era
ampiamente favorito, a causa dello sfacelo provocato dalla giunta
precedente di centrodestra, con arresti, scandali e un forte
indebitamento del comune.
La vittoria di Pizzarotti è ascrivibile a due cause principali: un bisogno diffuso di discontinuità
rispetto alle amministrazioni precedenti di centrodestra e l’errore del
centrosinistra nella scelta del candidato. Non insignificante anche il
fatto che Pizzarotti fosse giovane, del tutto nuovo alla politica,
mentre il suo avversario era il navigato presidente della provincia,
politico di professione, sostenuto anche da una parte significativa del
mondo industriale.
L’amministrazione Pizzarotti ha iniziato il proprio mandato
puntando su un profilo di rigore, unito all’ostentazione di modelli
comunicativi sobri. L’idea di città e di amministrazione è vagamente
ispirata ai principi della decrescita felice; nella
realtà l’amministrazione 5 Stelle ha attuato finora una politica
piuttosto avara di proposte innovative o strategiche, concentrandosi
soprattutto nella gestione ordinaria.
Sul piano della capacità di governo, Pizzarotti nei primi mesi ha
evidenziato una generale impreparazione (per altro prevedibile) sulle
questioni amministrative, a cui ha cercato di fare fronte con collaborazioni esterne,
estranee a passate esperienze amministrative.
L’annuncio di un rapporto
stabile di consulenza con personaggi come Loretta Napoleoni, Maurizio
Pallante, Pierluigi Paoletti non ha avuto seguito, mentre la lentezza e
alcuni incidenti di percorso nella scelta degli assessori hanno condotto
alla formazione della giunta in forte ritardo rispetto ai tempi
previsti.
Sul piano politico i 5 Stelle hanno subito escluso ogni alleanza con le
altre forze rappresentate in consiglio comunale, preferendo
l’autosufficienza e un sostanziale isolamento. La maggioranza 5 Stelle
appare solida e coesa, forte di un principio di appartenenza e di fedeltà al Movimento.
La partecipazione democratica dei cittadini, uno dei
cavalli di battaglia elettorale del Movimento, si è finora espressa solo
tramite alcune assemblee di quartiere, gestite da
psicologi-facilitatori, prevalentemente vicini al pensiero del
Movimento. Sui temi forti, la giunta sembra invece evitare il confronto
diretto con la popolazione: nell’assemblea di presentazione del
bilancio, il pubblico non ha avuto diritto di parola. Scarsa anche la
ricerca di confronto partecipato con le categorie e con fasce specifiche
di popolazione, mentre è intenso invece l’uso del web come strumento di
comunicazione politica da parte del sindaco e della giunta.
DAL PROGAMMA AI FATTI
Nei primi mesi la giunta ha rivolto l’attenzione in primo luogo alle
misure per fronteggiare il debito del comune e delle aziende
partecipate: 840 milioni, di cui circa 200 del comune e 640 delle partecipate.
Non è stata tentata una politica di contrattazione complessiva con le
banche, né di rivalsa sui responsabili del debito. Le misure adottate
sono costituite da un aumento ai livelli massimi della tassazione locale,
addizionale Irpef e Imu, (che hanno fruttato maggiori entrate per 56
milioni contro una diminuzione delle risorse da Stato, Regione,
fondazioni per circa 29 milioni), da un aumento massiccio di rette e
tariffe e da tagli ai servizi, alle manutenzioni, agli investimenti.
Tutto ciò comporta un aggravio sui cittadini, in termini di maggiori
tasse e di minori servizi.
Su alcune tariffe la giunta ha tentato di addolcire il carico sulle fasce più deboli
con una tariffazione progressiva in base al reddito. Tuttavia, le
misure appaiono solo di facciata. Le rette, al centro di proteste da
parte delle famiglie, sono aumentate del 20 per cento per i nidi (fino a
650 euro/mese) e del 100 per cento per le materne (sino a 280
euro/mese). Sono bloccate ai minimi solo per i redditi con Isee
famigliare inferiore ai 20mila euro l’anno, oltre questa cifra scattano
gli aumenti progressivi sino all’importo massimo applicabile già per
nuclei con un Isee di 32mila euro.
In campagna elettorale, Pizzarotti aveva promesso che avrebbe rivoluzionato il sistema distorto delle partecipate
su cui grava la maggiore parte del debito, costruito dalla passata
amministrazione per aggirare la legge di stabilità e i vincoli di
controllo. Di fatto, però, è stato mantenuto il sistema preesistente. E
il castello delle partecipate rischia ora di saltare: per il 26 marzo è
attesa la decisione del tribunale sul fallimento di una
delle più importanti, Spip, che appartiene a sua volta alla Holding Stt
(a totale controllo pubblico), con un concreto rischio di effetto
domino su tutto il sistema e sulla credibilità del comune verso le
banche. Pur nella situazione di incertezza attuale, la giunta ha deciso
ora di trasferire a una partecipata già fortemente indebitata
(Parma-infrastrutture) tutto il pacchetto delle competenze dei lavori
pubblici, che potrebbe configurarsi come un’anticamera per la
liquidazione anche di quel settore.
Una parte significativa del debito del comune è dovuta alla gestione
opaca delle passate amministrazioni e il programma del Movimento 5
Stelle prevedeva un impegno nell’individuazione delle responsabilità,
per il momento però Pizzarotti sembra evitare una politica di verità sul
passato (salvo l’apertura di una commissione d’inchiesta limitata
all’affare “public money”), delegando la questione solo alle indagini
della magistratura. Questo rende sostanzialmente impossibile ogni
tentativo, anche solo simbolico, di recupero di risorse pubbliche
distratte a favore di interessi privati.
Altro tema centrale della campagna elettorale è stata la vicenda del termovalorizzatore.
Il Movimento 5 Stelle si era impegnato a bloccarne la costruzione, ma
il comune non ha emanato alcun provvedimento e la sua realizzazione
procede, in attuazione di un piano provinciale del 2005. Secondo quanto
annunciato da Iren, entrerà in funzione ad aprile.
Intanto, cresce il degrado complessivo dei luoghi
pubblici, per carenza di cura e manutenzione. Piazzale della Pilotta
(prospiciente il palazzo farnesiano) di Mario Botta ne è l’esempio
principale. E anche altri piccoli segnali contribuiscono a un quadro
complessivo di fatiscenza: le fontane della città sono state spente,
eliminate le risorse per cancellare i graffiti dai muri.
Risulta in aumento la cosiddetta microcriminalità,
mentre i piccoli esercizi commerciali del centro storico vivono una
crisi profonda: oltre 120 attività hanno chiuso i battenti nel corso
degli ultimi mesi. Non sono previste politiche specifiche sulla
sicurezza, né misure a difesa del commercio, mentre i negozianti
lamentano di essere ulteriormente penalizzati da nuove norme
restrittive.
La giunta Pizzarotti finora non ha dato corso anche ad altri “punti
forti” proposti dal Movimento in campagna elettorale. Per esempio, al
centro del programma c’era il “consumo zero di suolo”. Tuttavia, la
giunta ha già approvato numerosi piani attuativi di espansione edilizia ereditati dalla precedente amministrazione, e non sono state avviate forme di pianificazione urbanistica alternativa.
Gli sforamenti dei limiti massimi di concentrazione per polveri sottili
(Pm10) dovuti a traffico automobilistico restano stabilmente al di
sopra della norma. Il problema è stato finora affrontato solo con misure
palliative dimostratesi inefficaci (alcuni blocchi del traffico),
mentre non sono state poste allo studio politiche strutturali sulla
mobilità.
Per la prima volta nella sua storia, poi, Parma rinuncia a una stagione
concertistica e la lirica è di fatto esangue. Nonostante l’incarico di
amministratore del Teatro Regio affidato a Carlo
Fontana, non vi sono prospettive chiare, e forse neppure i soldi
stanziati dal Governo per il bicentenario verdiano riusciranno a dare
ossigeno a un teatro indebitato che produce pochi spettacoli e di
livello inferiore alla sua tradizione.
EVOLUZIONE DEL CONSENSO
Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio hanno visto un consistente
successo del Movimento 5 Stelle anche a Parma, dove ha ricevuto il 28
per cento dei voti. È il segnale che il consenso del Movimento è in
crescita, anche se non è automatico collegarlo alla specifica azione
della giunta locale. Verso la quale anzi si registrano numerosi segnali
di insofferenza e di disagio, in modo particolare per l’inerzia
decisionale e di proposta di fronte alla crisi strutturale della città,
oltreché sulle questioni specifiche che segnano una distanza tra quanto
indicato in campagna elettorale e gli atti finora realizzati.
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