C'è un aspetto paradossale e curioso nella vicenda del salvataggio delle banche cipriote.
In buona sostanza si sono salvate le banche con una imposta sui conti correnti: i clienti di due banche pagheranno il 37,5% sui loro conti oltre i 100.000 euro.
In questo modo si vuole non soltanto raccogliere i soldi chiesti dall'Europa ai ciprioti come condizione per ottenere gli aiuti e salvare le banche, ma anche porre un rimedio all'anomalia cipriota, che è l'anomalia di un paese che ha nelle banche somme enormi, pari a diverse volte il prodotto interno lordo, attratte da condizioni soprattutto fiscali molto favorevoli.
E chi ha scelto di chiedere ai ciprioti di risolvere la crisi cipriota tassando i conti correnti? L'olandese Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo.
Ora l'Olanda è un paese capace di attrarre capitali come pochi altri nel mondo, secondo solo a Stati Uniti e Gran Bretagna tra i paesi industrializzati. Attrae capitali anche grazie a un regime fiscale favorevole, che tra l'altro spinge molte imprese italiane a spostare la capogruppo tra i mulini a vento per tagliare le imposte pagate sul reddito d'impresa.
Curioso, no? L'Eurogruppo guidato da un olandese costringe Cipro a imporre una imposta elevata sui conti correnti per affrontare un'anomalia presente in Olanda come in altri paesi che raccolgono e gestiscono capitali da tutto il mondo.
dicesi conflitto di interessi...
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