25 aprile 2014

Ancora lo spread

La prospettiva di una recessione ormai finita, come dicono oggi le agenzie di rating, ha da tempo effetti positivi. Il più evidente è il boom di borsa, il meno evidente ma forse il più importante è il calo dello spread e dei tassi pagati dallo Stato quando emette titoli di Stato.

Lo spread è la differenza tra i rendimenti sui titoli di durata decennali in economie diverse. Nel caso specifico la differenza tra il rendimento dei titoli italiani e quello dei titoli tedeschi. Se lo spread diminuisce di solito significa che anche il rendimento diminuisce e con esso i tassi pagati dallo stato.

La Banca d'Italia pubblica i rendimenti medi dei titoli di stato che non sono i tassi pagati sui titoli emessi, ma i rendimenti ex post: se un titolo paga il 5% ma il suo prezzo scende, perchè la sfiducia verso il debitore spinge chi lo possiede a venderlo, il rendimento effettivo può essere superiore al 5%. E questo comporta che le emissioni successive pagheranno un tasso vicino al tasso di rendimento effettivo, altrimenti gli investitori preferirebbero acquistare un titolo già emesso invece di un titolo di nuova emissione.

Il rendimento medio (rendistato) è salito alle stelle a partire dal luglio del 2011 (come risulta qui): da poco pià del 4%  al 5% e poi oltre il 6% a fine 2011, per poi scendere lentamente nel corso del 2012 e nel 2013.

Nel 2013 i rendimenti medi sono stati attorno al 3,35%. Nei primi 3 mesi del 2014 sono al 2,65% (in media): circa lo 0,7% in meno, dato coerente con uno spread sceso da 230-240 a circa 160.

Quanto si risparmia? Dall'inizio dell'anno sono stati emessi titoli per quasi 100 miliardi di euro. Un calo dei tassi dello 0,7% vuol dire 700 milioni in meno in 4 mesi.


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