Due anni e mezzo fa, nell'autunno del 2011, eravamo alle prese con la crisi del debito pubblico. Lo spread volava alle stelle e qualcuno si diceva certo di un fallimento imminente dell'Italia.
Due anni dopo lo spread è a livelli piuttosto bassi (attorno a 160/170), alle aste dei titoli di stato si collocano BTP e BOT con tassi molto bassi, i più degli ultimi 3-4 anni.
A chi si deve questo cambiamento? In buona parte alla BCE guidata da Draghi, che lentamente ma inesorabilmente ha per così dire copiato la politica monetaria della FED, immettendo moneta nell'economia per ridurre i tassi.
Non poteva succedere diversamente, anche se c'era chi pensava che la soluzione fosse il ricorso a un fondo salva-stati: i paesi europei avrebbero dovuto finanziare un fondo (o più fondi), destinato a prestare centinaia di miliardi di euro ai paesi in difficoltà.
Il fondo salvastati pareva una invenzione di qualche burocrate pigro, preoccupato di ottenere due risultati: primo, tener fuori la BCE da operazioni di salvataggio o da operazioni straordinarie, e, secondo, obbligare gli stati a curarsi da soli le crisi.
Il ricorso ai fondi non era una buona idea (ne avevamo parlato qui: http://www.econoliberal.it/2012/08/lincredibile-giustificazione-contro-gli.html). Si trattava di uno strumento complicato da usare, perchè doveva essere finanziato e accettato dagli stati (ricordiamo le questioni di costituzionalità sollevate in Germania), per poi funzionare come una banca impeganta a acquistare titoli di stato, imponendo magari ai debitori sacrifici.
Invece il grosso del lavoro l'ha fatto la BCE, come suggeriva il buon senso: meglio lasciar agire una banca centrale piuttosto che uno strumento soggetto ai voleri del governi e di leggi nazionali.
Una buona scelta, ma soprattutto una scelta di buon senso: anche le scelte dei tedeschi, che ultimamente hanno dato il via libera alla strategia di Draghi, confermano che tra il ricorso a fondi salvastati e il ricorso alla BCE, la seconda era la soluzione migliore.
Se solo l'avessero capito prima...
Nessun commento:
Posta un commento