Come impostare una politica industriale senza soldi pubblici e con uno Stato piuttosto ostile all'idea di avere una politica industriale?
Un'idea semplice è questa: si prendono le aziende appartenenti a uno stesso settore, si studiano le situazioni di ciascuna e se serve si uniscono le imprese, si realizzano progetti comuni, si integrano le attività, i prodotti, ecc. costruendo imprese capaci di stare meglio sul mercato.
Facile a dirsi, ma difficile a farsi, penserà qualcuno. Perchè mai un imprenditore dovrebbe cedere la propria azienda o accettare di lavorare con un'altra azienda se non esiste uno specifico incentivo?
La risposta è che se si tratta di imprese in crisi o se hanno debiti eccessivi, chi ne gestisce i debiti può costringere le imprese a mettersi insieme, a unire le forze per uscire prima e meglio dalle difficoltà.
E' quanto stanno facendo le due principali banche italiane, Unicredit e Intesa San Paolo, che hanno deciso insieme di cedere parte dei propri crediti a un'apposita società, partecipata da KKR.
La società acquirente dei crediti finanzierà le imprese allo scopo di farle uscire dalla crisi, probabilmente dopo aver acquistato azioni della società indebitata o dopo aver trasformato i debiti in azioni. Rimesse a posto le imprese, queste (o le azioni) saranno vendute.
E' un'iniziativa interessante e sicuramente limitata, ma è un modo di far politica industriale in un paese che ha rinunciato a farla.
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