29 aprile 2014

Fatturato e valore aggiunto

Quando sui mass media si discute di un settore economico importante, spesso si sentono dire frasi del tipo: "il fatturato del nostro settore è pari al 2% del PIL".

Un economista di fronte a questa frase inorridisce, perché fatturato e valore aggiunto sono due cose molto diverse.

Un artigiano che prende del legno e produce mobili, che vende incassando 100.000 euro, fattura 100.000 euro. Qual è il valore aggiunto?

Ai 100.000 euro vanno sottratti alcune spese sostenute dall'artigiano, vale a dire le spese per acquistare il legno, per pagare gli strumenti usati, l'affitto del laboratorio artigiano, le vernici, le colle, le viti, ecc.

Quel che resta è il valore aggiunto: l'artigiano ha comprato legno, vernici, colle, ecc spendendo -supponiamo- 40 mila euro e ha aggiunto valore, vendendoli a 100 mila euro. Nel nostro esempio banale il valore aggiunto è 60.000 euro.

Che fine fanno questi ipotetici 60 mila euro?

Pagano gli stipendi, le imposte, gli oneri bancari, un eventuale utile della società, gli investimenti.

Dunque fatturato e valore aggiunto sono due grandezze differenti. Il fatturato indica quanto incassa l'impresa, mentre il valore aggiunto indica quanti soldi retribuiscono il lavoro, il capitale, le imposte e gli utili.

La somma dei valori aggiunti delle imprese è il PIL del settore privato (quello del settore pubblico si calcola in altro modo). Per questo motivo non ha senso la frase iniziale: il fatturato è un valore di solito molto superiore al valore aggiunto e non c'entra col valore aggiunto.

Per dare un'idea, l'ENI fattura in un anno oltre 110 miliardi di euro, ma il valore aggiunto è di soli 20 miliardi. Il fatturato è pari a oltre il 7% del PIL, ma il valore aggiunto è poco più dell'1% del PIL.

E' una differenza importante, perchè significa che poco più dell'1% del PIL (e non il 7%) proviene dall'ENI. Questo è il vero "peso" dell'ENI nell'economia. Rapportare invece il fatturato al PIL non ha senso e serve solo a gonfiare i numeri inutilmente.

2 commenti:

  1. Non è abbastanza semplice andare a prendere i libri contabili delle aziende e vedere i guadagni ovvero la differenza tra entrate e uscite per calcolare il valore aggiunto e poi fare la somma "aggregata" a livello nazionale per avere il PIL privato...? E' corretto...?

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    1. si infatti si fa coi bilanci. prima su un campione di imprese e poi su un numero enorme di imprese, cosa che richiede tempo. e la sola volta che s'è fatto s'è scoperta una differenza rilevante tra il pil rilevato sul campione e quello con un numero molto grande di imprese

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