29 giugno 2014

Caro Renzi ti scrivo (dalla Maserati)

Nelle scorse settimane sono giunte diverse notizie sui burrascosi rapporti Fiat-sindacati.

Da Nola (dove Fiat ha esiliato gli operai sgraditi di Pomigliano d'Arco) arriva la notizia del licenziamento di alcuni operai in cassa integrazione, colpevoli di aver esposto un manichino di Marchionne impiccato. A Torino invece sono difficili le trattative sul rinnovo del contratto, con offerte giudicate insufficienti dai sindacati e invece adeguate a un'azienda in perdita (in Italia e in Europa) da parte di Fiat.

L'accordo non c'è e i sindacati protestano bloccando gli straordinari in tutte le aziende. Decisione a cui l'azienda risponde rinunciando agli straordinari e annunciando il mancato trasferimento di 500 operai da Mirafiori a Grugliasco, salvo poi fare marcia indietro pochi giorni dopo, con Marchionne che visita lo stabilimento Maserati e annuncia la marcia indietro.

Come spiegare tutto questo? Semplice: Fiat in Italia è e resta un'azienda che perde soldi. La "colpa" è del mercato delle auto di massa, per capirci le varie Panda e Punto, che resta depresso e provoca le perdite, mentre alcuni modelli e marchi vendono bene.

Per questo Marchionne va alla Maserati e conferma il trasferimento dei 500 operai da Mirafiori pochi giorni dopo che Fiat ha dichiarato il contrario. Non ci sono alternative. Se Fiat non vuole rinunciare al mercato europeo, e certamente non vuole, deve cambiare i modelli e usare gli stabilimenti italiani.

Quando i nuovi modelli hanno successo, Fiat ha bisogno dell'impegno degli operai, come questi hanno bisogno dei nuovi modelli e degli investimenti di Fiat per tornare a lavorare.

Quindi urge un accordo nella direzione del buon senso, limitando il potere di chi nell'azienda, nei sindacati o tra i semplici lavoratori punta allo scontro e favorendo invece le soluzioni condivise e concordate.

Gli operai della Maserati hanno scritto a Renzi. Chiedono di pensare agli operai ancora in cassa integrazione, ma forse dovrebbero chiedere nuove regole per far sì che i rapporti azienda-sindacati producano risultati positivi per tutti.

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