Stanno finalmente uscendo le prime stime dell'impatto del federalismo fiscale sui bilanci dei comuni.
I comuni saranno i primi a testare sulla loro pelle il passaggio dai trasferimenti basati sul criterio della spesa storica alle imposte proprie. Vediamo le differenze.
Come funzionava: criterio della spesa storica. Il comune spendeva X. L'anno successivo, considerata l'inflazione i rinnovi dei contratti dei dipendenti, ecc. ecc. la spesa e i trasferimenti aumentavano di una certa percentuale. Esempio: se si stimava un aumento del 3%, e la spesa era stata prima di 100, l'anno successivo la spesa (e i trasferimenti) saliva a 103. L'anno successivo si ripeteva prendendo come base 103 e così via.
Come funzionerà: al comune è assegnata un'imposta (l'IMU) il cui gettito verrà da imposta di registro e ipotecaria (si pagano quando si comprano e vendono case) + Irpef sui fabbricati o cedolare secca. In pratica ai comuni andrebbero le imposte sugli immobili. In questo calderone non si sa che fine farà l'ICI, probabilmente sarà accorpata all'interno dell'IMU, ma non è detto e nel prospetto non è compresa.
Questo è il prospetto fonte: uno studio fatto dal senatore Stradiotto del PD su dati 2010, prendendo i dati di imposte di registro e ipotecarie del 2010 e i trasferimenti statali sempre del 2010, studio effettuato solo sui comuni capoluogo di provincia. Quindi non coinvolge TUTTI i comuni italiani.
Come accennavo prima, è esclusa l'ICI.
E' evidente il risultato: partendo dall'ultima pagina (17), quindi scorrendo la classifica delle differenze dal basso, i comuni in fondo alla classifica sono quasi tutti del sud: Napoli, L'Aquila, Messina, Palermo, Cosenza, Potenza, Catania, Taranto, Foggia, Brindisi, Benevento, Catanzaro, Reggio Calabria, Salerno, Nuoro...
In cima alla classifica troviamo, a parte Olbia, quasi tutto il centro nord.
Nel documento da parte del senatore Stradiotto si perora un fondo perequativo per ammorbidire le differenze e l'impatto.
Innanzitutto a me fa impressione un dato che comunque lo si voglia leggere rimane oggettivo: i trasferimenti per abitante del 2010.
In fondo alla classifica troviamo Napoli che prende 669 € per abitante, ma poi anche Roma che ne prende 484, salendo troviamo Milano 385, Torino 402, Bologna 396.
Viene spontaneo chiedersi a cosa siano dovute queste differenze ma forse uno sguardo al futuro potrebbe essere più interessante.
Per come è congegnata l'IMU è evidente che è un'imposta che premia i passaggi di proprietà (le imposte di registro e ipotecarie si pagano sulla vendita di immobili e soprattutto sulla vendita di seconde case e immobili industriali e commerciali, perché la prima casa è praticamente esente) e gli alti valori catastali, perché la cedolare secca (o l'IRPEF) si pagano sulla rendita catastale o sugli affitti.
Nei grandi centri prevalgono le entrate da IRPEF e cedolare, nei centri turistici quelli da trasferimenti.
Questo meccanismo premierà quindi quei comuni che:
- hanno rendite catastali e affitti alti
- hanno molte seconde case
- hanno un fiorente mercato immobiliare
di converso penalizzerà i comuni che:
- hanno i valori e gli affitti delle case bassi
- poche seconde case e molte case residenziali
- poco movimento di immobili
Quindi non è un caso se in cima alla classifica ci siano quasi tutti i comuni del nord e qualche comune del centro o del sud fortemente turistico. I prezzi delle case e i valori di trasferimento sono altissimi e quindi di conseguenza lo sarà anche il gettito proveniente dagli immobili.
Da qui si apre uno scenario pericolosissimo per i possessori di immobili perché i comuni, non potendo incidere sulla compravendita di immobili, faranno di tutto per aumentare le rendite catastali spingendo di conseguenza in alto gli affitti, in modo da massimizzare il gettito nel lungo periodo.
Inoltre essendo valida l'equazione: + immobili = + gettito, è ovvio, come adesso ma più di adesso, che più un comune è edificato, più si incassa, quindi permettere la costruzione di seconde case, che sconterebbero imposte di registro e catastali altissime e alte rendite catastali (o affitti) sarebbe un ottimo affare.
Viceversa, un comune piccolo, magari in montagna o in collina, con solo prime case e poche vendite immobiliari, dove prenderà i soldi?
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