27 marzo 2012

Incomprensioni sulle modifiche costituzionali tra le due sponde dell'Atlantico


Recentemente è stato approvato il nuovo Trattato a 25 (Gran Bretagna e Repubblica Ceca si sono, per motivi simili, ma a se stanti, rifiutate di sottoscriverlo) denominato "fiscal compact".
Molti hanno avuto modo di parlarne, ed alcuni, anche di straparlarne. Il testo, per comodità, è accessibile qui.
Avevo già affrontato questo tema, e devo dire che non è cambiata di molto la situazione. I soliti complottisti hanno cominciato ad urlare al lupo al lupo, credendo che una norma espressa in un consesso libero e con più contributi (europarlamento, Consiglio e Commissione), potesse in realtà celare chissà quale golpe.
Devo dire che alcuni contributi, un po' "innocenti" son stati male interpretati, tipo quello del Senatore Morando, che avrebbe detto addirittura un abracadabra stile "completa cessione di sovranità agli Stati uniti d'Europa", nel momento delle indicazioni di voto in commissione. Badate, quest'ultimo link fa riferimento ad una pagina che, per gli elementi che butta nella mischia a casaccio, ho definito bellamente "viziata" anche con i redattori... Le parole sono importanti, per cui i riferimenti velati al fatto che questa proposta di revisione costituzionale abbia più dei due terzi (mi pare il 79% dei consensi ed il 21 restante più per motivi giuridici tecnici di redazione che non per una vera opposizione... premetto che anche a me fa un po' ribrezzo il modo con cui la formulazione è stata proposta), non deve far cadere nell'inganno di qualche cospirazione. Semplicemente, quando si fanno revisioni costituzionali per aggiustamenti "tecnici", come lo sono le materie inerenti la formazione materiale del bilancio, non c'è da stupirsi su queste percentuali di adesione. La parte dell'articolo 138 che evita referendum qualora ci siano i 2/3 dei voti in parlamento, serve per evitare che maggioranze sporadiche possano, in momenti di euforia, modificare da soli la Costituzione, ovvero è un lascito che i costituenti ci han lasciato per evitare che si potesse ripetere il fascismo, famoso per aver avviato la produzione di leggi con forza pari allo statuto albertino (più per debolezza di quest'ultimo), da cui l'appunto che fecero in Assemblea Costituente.

Detto questo, bisognerà aspettare la versione definitiva, ma intanto possiamo affidarci a chi ha scorporato su la proposta e l'ha messa a confronto con il testo vigente, che potete trovare qui.

I dubbi che avevo già manifestato, permangono. Rilevante, per chi ci fa caso, è che il lascito di Einaudi (l'ultimo comma dell'attuale articolo 81), diventi il primo della nuova formulazione, subito dopo due commi nuovi di zecca e, senza mezzi termini, ridondanti.
La parte che han fatto bene, ma su cui hanno evidentemente puntato poco è alla fine della proposta del nuovo articolo 81, dove dice "il contenuto della legge di bilancio... sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta... nel rispetto dei principi definiti con legge costituzionale". Lì si poteva fare di più. Prima che pensare a toccare con l'introduzione di termini che poco si addicono a testi costituzionali (ciclo economico, scusate, in un paper di economia è perfetto, ma lì è pietoso...). Manca, inoltre, un qualsivoglia riferimento all'impossibilità a giocare a fare da scaricabarile tra deputati e Governo, come avviene oggi in Francia, in cui solo gli esecutivi sono responsabili in via diretta dei conti, in quanto nella loro Costituzione è previsto che "Le proposte e gli emendamenti formulati dai membri delle Camere non possono essere presi in considerazione, allorquando la loro adozione abbia, per conseguenza, una diminuzione delle entrate pubbliche, ovvero la creazione o l’aggravio di un onere pubblico", appunto che venne fatto, mi pare da De Gaulle, per rinforzare l'esecutivo e per evitare che i governi partissero con un bilancio e se ne trovassero, senza ben capire come (i membri dei partiti di governo non erano esenti da comportamenti collusivi... tutto lì) un altro.

Quello che più ha destato stupore, mentre esorcizzavo la solita quantità di complottisti quotidiani, è stato l'intervento dei 5 premi Nobel di cui si è parlato anche qui.
Per poter affrontare la questione sono essenziali alcune condizioni:

1) avere sottomano il documento presentato negli USA, per la revisione della LORO Costituzione. Va detto che, a mio parere, gli strali di questi signori sono un po' ipocondriaci, in quanto è da parecchio che non si fa una revisione della Costituzione, e sinceramente ha saputo, in oltre 225 anni di vita, gestire crisi anche peggiori di quest'ultima (se volete poi informazioni sulla strada titanicamente in salita di quella proposta, sono a disposizione).

2) non fare di tutte le erbe un fascio, in quanto le modifiche costituzionali, di cui si parla per gli USA, non è detto che siano le stesse (o che arrivino identiche alla fine dell'iter legislativo) anche in Europa.

3) aver letto il Fiscal Compact, non sono molti articoli, sono TUTTI di carattere tecnico, per cui così noiosi (ai più) da non suscitare stimolo alla lettura... neppure nei complottisti, che difatti, puntualmente cadono sui contenuti.

4) e qui sono all'aspetto più complesso: negli articoli che sono usciti, i cinque vate dell'economia hanno parlato di contrarietà al vincolo del pareggio in bilancio, ma hanno auspicato una riduzione del deficit pubblico...

Ora, i casi sono due: o i giornalisti hanno tradotto male i termini (cosa possibile), oppure non ci stiamo capendo, noi e i premi Nobel, sui contenuti delle proposte di legge.

Nel primo caso, l'esito è molto semplice: il deficit pubblico è quanto le entrate sono inferiori rispetto alle spese, ovvero si spende di più di quanto si incassa. In tal caso, per risanare, riduci la spesa. Perché, chiedere che gli stati, principalmente (son contemplate eccezioni), chiudano almeno in pareggio, è diverso? Anzi, a me pare peggio porre la cosa con "tagliamo la spesa", tagliamo rispetto a cosa? se confrontato ad una norma che imponga un principio basilare del tipo "Tutte le entrate e le spese del Bund devono risultare dal bilancio preventivo" (tratto dalla Costituzione tedesca). In questo secondo caso ho sempre davanti il raffronto, anche come modus operandi suggerito dal legislatore costituzionale.

Nel secondo caso, questi strali sono un messaggio politico, indirizzato esclusivamente ai policy maker USA, in chiave di preventivo ammonimento, in quanto c'è (o meno) un rischio di proposta del tipo "le entrate e le uscite devono essere SEMPRE o in pareggio o in attivo", non contemplando eccezioni, cosa delirante per un qualsiasi docente di economia che non abbia studiato con i vari Tommasi&Friends.
A questo punto, se dovesse essere questa l'interpretazione delle parole dei magnifici 5, appare lapalissiano che nulla di quanto abbiano detto sia applicabile da noi. Basta prendere in mano quel testo noioso e tecnico del fiscal compact, in particolare, all'articolo 3, comma 2 e comma 3 lettera b). Nel caso, si potrebbe scrivere ai Nobel, che si sa, rispondono con più frequenza di certi docenti italiani :D

11 commenti:

  1. in quanto esperti di economia si saranno occupati delle conseguenze economiche delle scelte, ignorando le questioni costituzionali (e loro facevano riferimento alla Costituzione USA)

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    1. Punto numero 1 quello, gli appelli dei 5 non sono applicabili agli obblighi derivanti dal fiscal impact.

      Punto numero 2, proprio perché non giuristi, hanno parlato, molto probabilmente, prevedendo che non ci sarebbe stata alcuno spazio di eccezioni (cosa abbastanza sciocca da pensare, vi confesso...).

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    2. sono americani...cosa c'entra il fiscal impact europeo?

      hanno chiesto di non porre limiti...

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  2. C'entra per il fatto che molti, anche in ambiti giornalistici nostrani, li stanno considerando analoghi, quando di analogo c'è ben poco.
    Senza considerare l'estrema contraddittorietà, vogliono che si riduca il deficit, ma ora che vanno male le cose. Senza vincolarsi troppo. Paradossalmente, una versione stile fiscal compact negli USA, scritta con tutte le indicazioni di eccezioni possibili, dovrebbe soddisfare i 5 nobel.

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  3. però ti rendi conto anche tu che dire

    comma 1: "le entrate e le uscite devono essere pareggiate.
    e
    comma 2: elenco eccezioni,

    non è un qualcosa di stringente, né un qualcosa che altri economisti nostrani abbiano criticato con dovizia di particolari... A ben guardare molti si rifanno proprio a quei 5, avulsi dal nostro contesto.

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    1. ognuno fa il suo mestiere... economisti da una parte e costituzionalisti dall'altra

      poi gli economisti conservatori (la maggior parte) vogliono il pareggio di bilancio per cui non dobbiamo aspettarci critiche diffuse

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  4. ma tu come la vedi la questione? Se ci fosse, scritto alla maniera tedesca, a me non spiacerebbe. Gira e rigira, la Germania non dovrà fare queste modifiche, perché preesistenti, e non è terzo mondo.

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    1. penso che si debba lasciare libera la politica di decidere come crede... il problema è nel rapporto tra i paesi: se la germania vuole una certa politica, come succede con la Merkel, è difficile dire di no, perchè ne paghi le conseguenze, ma in linea di principio meglio avere le mani libere, ricordando che se in un momento difficile cresce il debito è bene ridurlo successivamente

      piuttosto io stabilirei limiti per così dire dinamici: oggi le cose vanno male e puoi far salire il debito, domani andranno bene e devi farlo diminuire

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  5. Ma difatti le possibilità ci sono. Nella costituzione tedesca sono riportate un bel po' di eccezioni. Il fatto, però, che sia dato rilievo costituzionale al principio del "le entrate e le uscite devono essere in pareggio (almeno)" non mi pare scabroso...

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    1. è come dire che non c'è alcuna fiducia nella capacità dei governanti di agire bene...

      ma può anche essere interpretato come scelta di politica conservatrice che invece di essere un'opzione diventa un obbligo, perchè in un momento di crisi, se intervenissi per distribuire il reddito a favore di chi è + colpito dalla crisi, obbligheresti il governo, che deve pareggiare i conti, a tassare di + gli altri...che ovviamente si ribellerebbero visto che anche loro, sia pure in piccola misura, sono colpiti dalla crisi... e non puoi neanche -se prevale il principio del pareggio di bilancio- far debito in un certo momento per poi aumentare in un secondo momento le imposte evitando la conseguenza negativa del caso precedente, ovvero la protesta di chi dovrebbe pagare ma si ribella nel momento della crisi...

      dunque sa molto di politica conservatrice x impedire opzioni sgradite ai conservatori. Inserendo tale vincolo nella costituzione, questo principio conservatore diventa un principio di tutti e non una regola voluta solo da qualcuno

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  6. considera che comunque non è stato usato il termine "pareggio", ma il molto più blando "equilibrio", su cui giuridicamente, si hanno molto più le mani libere.

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