20 aprile 2012

Viva il partito dell'astensione

I sondaggisti dicono da tempo che il primo partito italiano è quello dell'astensione. Almeno un italiano su 3 ma forse anche uno su due dice ai sondaggisti che non intende andare a votare.

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Molti hanno delle buone ragioni, alimentate dalle notizie sui costi della politica, il finanziamento ai partiti utilizzati in pessimo modo, sui privilegi dei politici insensibili alla crisi che colpisce i cittadini, ecc. Altri invece non vanno a votare perché il loro referente politico non può più offrire qualcosa in cambio del voto.

Molti dei 945 parlamentari sono perfetti sconosciuti, spesso più ignoranti e meno onesti dell'italiano medio. Da anni le discussioni su come ridurne il numero non producono risultati, probabilmente perchè questi signori portano voti ai partiti che li arruolano. Il voto però costa. L'elettore vuole qualcosa in cambio. Soldi, favori, contributi per un'associazione, la baby-pensione, soldi per un'impresa che non si vuole far fallire.

Il gioco funziona finchè ci sono soldi da spendere. Da un anno l'Italia è in bolletta e i soldi facili regalati agli elettori sono finiti.
Come si comporta l'elettore-cliente del politico senza più soldi? Qualcuno decide di appoggiare un altro politico o magari il personaggio che promette un miracolo con strade alternative. Altri, forse la maggioranza, semplicemente decidono di non votare. Protestano astenendosi.


La democrazia è in pericolo? Se è vero che esistono le clientele e quindi elettori che non scelgono il partito o il modello politico migliore, ma quello più conveniente per se stessi, allora la democrazia non è in pericolo. Magari può trarre beneficio da un voto meno condizionato dalle clientele e più ispirato a ideali e giudizi non distori dai soldi e dagli interessi particolari.

Non dobbiamo per forza rammaricarci della crescita del partito del non voto, se significa meno clientele e meno spesa inutile. Anche perché rompere il legame tra il politico e l'elettore-cliente riducendo i soldi che il primo fa spendere a favore del secondo, è il primo passo per ridurre il numero dei politici. Senza soldi pubblici da spendere molti deputati diventano inutili o addirittura imbarazzanti e per questo potrebbe essere ridotto il loro numero.




3 commenti:

  1. Meraviglioso articolo! Se in un paese, per portare il 90% della gente a votare, il 40 deve essere comprato grazie ad un sistema di incentivi (rimborsi o finanziamento elettorale), con effetti massicciamente distorsivi su quel 50% che cerca di votare al meglio delle proprie capacità, preferisco un sistema in cui voti solo quel 50, ed il 40, deluso dal non far più un soldo, stia a casa o vada al mare.

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  2. Articolo interessante ma mi permetto di dire che non è del tutto così. C'è senz'altro molto clientelismo, ma anche molte persone che non votano perché non si sentono attualmente rappresentate da nessuno e/o hanno perso fiducia nei partiti che un tempo votavano.
    L'equazione astenuti=comprati secondo me non è corretta e i politici dovrebbero leggere il segnale dell'astensionismo come uno stimolo a cambiare lo state delle cose.

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  3. sarebbe interessante sapere cosa è, non cosa non è: perchè alcuni non si sentono rappresentati? cosa vogliono dalla politica?

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