25 maggio 2014

L'Inter di Thohir... e di Moratti

La scorsa estate il mondo del calcio era alle prese con la decisione di Massimo Moratti, principale azionista dell'Inter, di vendere la società. Ne avevamo parlato in questo articolo: http://www.econoliberal.it/2013/10/moratti.html, chiedendoci cosa sarebbe successo a una società abituata per 18 anni a spendere più di quanto incassasse con la vendita di biglietti e diritti di varia natura.

Oggi lo sappiamo: l'Inter ha fatto qualche punto in più dell'anno precedente e sta mantenendo il proposito del proprietario, l'indonesiano Thohir, di rimettere in sesto in conti della società, anche rinunciando a giocatori molto importanti, nella storia recente, come Milito, Cambiasso o Samuel (oltre a Zanetti, arresosi all'avanzare dell'età).

Tra i tifosi non mancano i delusi, a cominciare da Massimo Moratti, che a Latina per ritirare il premio  “Mecenate dello sport”, ha spiegato: “Thohir è stata la scelta migliore. Ma non mi piace molto quando dice di voler risanare l’Inter, che non ha nulla da risanare. L’Inter ha risposto sempre ai propri debiti, all’acquisto dei giocatori, al pagamento degli stipendi senza mai pesare su nessuno”.

Dichiarazioni che sembrano suggerire qualche problema di memoria. Se l'Inter non era da risanare perchè l'ha venduta? Una società con un buon conto economico, per quanto indebitata, non è un problema: il debito è sostenibile e se c'è un utile, il debito si riduce. E' difficile che in queste circostanze una banca chieda al principale azionista di una società di vendere la società o di mettere di tasca propria soldi con cui ridurre i debiti, come invece è successo a Moratti.

Moratti era abituato a ricapitalizzare periodicamente l'Inter con i soldi che incassava dalla società di famiglia, la Saras. Ma da anni ormai i conti Saras sono in rosso (l'ultima trimestrale s'è chiusa con 40 milioni di perdite) e Thohir non intende seguire lo stesso modello. Per risanare deve anzitutto tagliare i costi, con effetti negativi sui risultati sportivi. Di qui la provocazione di Moratti, scontento perchè il suo successore non intende spendere devine di milioni l'anno per conquistare risultati migliori.


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