
La probabile vittoria di Tsipras potrebbe mettere in discussione molte cose in campo economico. Syriza infatti vuole spingeere l'Unione Euroea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea a alleggerire o eliminare tutti quei provvedimenti che in questi anni, nel tentativo di sistemare i conti pubblici, hanno prodotto un calo del PIL del 25%.
Ipotesi estrema è che la Grecia esca dall'euro. Ipotesi a cui però alcuni credono. O forse ne approfittano: da quando è parso chiaro chce la Grecia era destinata a elezioni anticipate, i greci hanno deciso di non pagare le imposte.
Fonti del governo dicono che da metà dicembre le entrate fiscali sono scese del 70-80%. Segno che i greci hanno capito che in caso di uscita dall'euro è meglio trovarsi una moneta forte in tasca che una destinata a svalutarsi.
Si tratta di un'illusione, con due importanti conseguenze: la prima è che i greci hanno chiari gli effetti di un'eventuale uscita dall'euro. Sanno che sarebbe inevitabile una forte svalutazione della dracma e per questo preferiscono riempirsi le tasche di euro e aspettare. Chi pensasse che l'uscita dall'euro significhi solo cambiare unità di misura con pochi effetti pratici, oggi ha un motivo in più per capire che si sta sbagliando.
La seconda è che l'incertezza non fa bene all'economia: come non si pagano le imposte magari nella speranza che in futuro si debbano pagare in una moneta svalutata, così può succedere per le imprese o per i consumatori. Chi pensa che una moneta sia destinata a svalutarsi aspetta il più possibile a pagare, rinvia gli acquisti, aspetta tempi migliori per investire: tutte cose che non possono che far male a un'economia già in profonda crisi.
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