21 gennaio 2015

Le banche popolari

Ieri pomeriggio il governo ha emanato un decreto che riguarda le cosiddette banche popolari, costringendo le principali a trasformarsi in società per azioni.

Ma facciamo un passo indietro. Lo status di banca popolare non esiste più da circa 20 anni. Le banche per effetto di una legge dei primi anni '90 voluta dal governo Amato, con Ciampi ministro, ha semplificato le forme giuridiche: le banche possono essere cooperative o società per azioni.

Le banche popolari hanno mantenuto il nome, almeno quelle non assordite da altre banche nell'ambito di fusioni e acquisizioni molto diffuse soprattutto negli anni '90, ma si sono trasformate in società cooperative, soggette a regole particolari per quando riguarda il limite alla proprietà delle azioni e l'esercizio del voto nelle assemblee: ogni azionista può esprimere un solo voto, a prescindere dal numero di azioni possedute.


Adesso le dieci principali banche, con un attivo superiore agli 8 miliardi di euro, ex popolari vengono obbligate a diventare società per azioni. Perchè?

Le ragioni sono due. La prima è che il governo pensa che banche che ormai le ex popolari sono vere e proprie banche, diverse dalle piccole banche di credito cooperativo con pochi sportelli e una forte caratterizzazione territoriale, e simili alle grandi banche nazionali e internazioni italiane come Intesa o Unicredit.

Per cui se hanno perso buona parte delle caratteristiche delle banche più piccole e radicate sul territorio, in molti casi per effetto di fusioni tra banche collocate in territori molto lontani, tanto vale farle diventare società per azioni.

La seconda è che questa trasformazione può essere utile nell'immediato per salvare alcune banche in crisi, come la Cassa di Risparmio di Genova e il Monte dei Paschi di Siena, che avranno bisogno di forti aumenti di capitale.

Le pessime scelte delle fondazioni Carige e MPS impediscono alle stesse di sottoscrivere gli aumenti di capitale, ragion per cui la banca ligure e il colosso bancario con sede in Toscana rischiano di passare in mano straniera.

La trasformazione delle ex popolari in socicetà per azioni può essere invece la premessa per operazioni che portino Carige e MPS in mano a altre banche italiane, salvaguardando vari interessi locali.

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