24 gennaio 2015

Perchè i tedeschi si lamentano - parte prima

C'era una volta... le favole iniziano tutte così e questa favola parla di un paese o meglio di un'economia da favola: la Germania.

La Germania della favola per decenni ha sviluppato l'industria, creato regole che la rendevano immune dai giochi della finanza, ha saputo fare tanti piccoli sacrifici, ha sviluppato una moneta forte e s'è convinta che lavorare duramente e risparmiare era la via giusta per continuare a vivere in un paese da favola, capace di dare lavoro, avere conti pubblici in ordine e ospitare pure qualche italiano o turco altrimenti disoccupato in patria.

La formichina tedesca godeva dell'altrui inefficienza: se in Italia non si facevano politiche industriali, crescevano le vendite tedesche. Se i conti pubblici in Spagna (o in Italia) facevano acqua, la formichina tedesca poteva comprare i BOT italiani o i Bonos spagnoli che pagavano interessi più alti.

Il rischio era basso, praticamente nullo purchè gli italiani o gli spagnoli facessero il possibile per non disastrare troppo i conti pubblici. E chi meglio della Merkel o di Schauble per sgridare ogni tanto gli indisciplinati italiani e ricordargli che dovevano intervenire sui conti pubblici?

Poi un giorno a Palazzo Chigi è entrato un italiano molto più indisciplinato della media, uno che non s'è accontentato di aver stretto legami con qualche mafioso e neppure di organizzare "cene eleganti" nella tavernetta di casa sua. Quell'italiano ha preso un gruppo di politici scadenti e in alcuni casi anche delinquenti e li ha messi al governo, continuando a dedicarsi ai suoi vizi privati.

Qualcuno tra Francoforte e Berlino s'è reso conto che all'improvviso erano diventati sordi e ciechi ai rimproveri tedeschi e che il rischio in Italia stava crescendo. Era l'estate del 2011 quando i tedeschi iniziarono a vendere i titoli di stato italiani facendo volare lo spread.

( 1- segue: clicca qui per la seconda parte)

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