Mi è capitato di sentire alcune volte Diego Della Valle parlare di Fiat, in particolar modo nel programma tv di Michele Santoro. La tesi dell'imprenditore marchigiano è stata, negli scorsi anni, quella di una famiglia Agnelli/Elkann che si impegna poco in Fiat, decidendo di andarsene dall'Italia e, soprattutto, evitando di investire in nuovi modelli.
Tesi non condivisibile perchè un grande gruppo industriale non investe i soldi dell'azionista di riferimento, anche se si tratta di una famiglia ricca e influente. Investe casomai i soldi di tutti gli azionisti, e difficilmente lo farà se la domanda è debole e non ci sono buone possibilità che l'investimento generi utili.
Per cui personalizzare le vicende di Fiat, quasi che dipendessero dai soldi e dall'impegno personale di un paio di imprenditori, non ha senso: Fiat non è una piccola impresa in cui l'imprenditore opera come un dipendente e investe i suoi soldi.
Non succede neanche in un'azienda di cui Della Valle è azionista: NTV, la società che gestisce Italo, il treno a alta velocità che fa concorrenza al Frecciarossa di Trenitalia.
Italo non va benissimo, la concorrenza di Trenitalia è spietata e per attrarre i clienti Italo abbassa i prezzi. E alla fine perde soldi e mette in programma tagli al personale e agli stipendi.
Decisioni che ricordano le scelte criticate da Della Valle che per questo motivo s'è meritato il tapito di Striscia (vedi http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?19293 ): NTV infatti ha lasciato a casa un gruppo di giovani che hanno seguito un corso con la promessa di lavorare su Italo.
Intervistato, Della Valle spiega che si informerà, che ci sono problemi di concorrenza e ridimensiona il suo ruolo in NTV: insomma spiega che gli altri dovrebbero comportarsi diversamente. Appunto, gli altri...
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