26 marzo 2014

Bitcoin, moneta virtuale signoraggista

Secondo i signoraggisti, le banche creano moneta un pò come il pasticcere crea una torta. Poi la vendono e incassano un ricco guadagno, pari alla differenza tra il valore della moneta creata e il costo per crearla.

Questa interpretazione, vera solo per le monete metalliche (quelle che vanno da 1 centesimo a 2 euro), è sbagliata quando si parla di moneta vera, quella che usiamo per fare la spesa o pagare il mutuo. Ma funziona nel caso delle monete virtuali, come il bitcoin.

Cos'è il bitcoin? E' una moneta virtuale, creata con complessi sistemi matematici, una specie di caccia al tesoro in cui non si trova un forziere pieno di monete d'oro ma un metodo per creare i bitcoin.

Bitcoin hanno una caratteristica: sono disponibili in quantità limitata e, come mi ha spiegato lefou (qui trovate i suoi mitici video), il loro numero è destinato a crescere sempre più lentamente nel tempo, per via del metodo (che comporta l'uso di numeri primi) usato per crearli.

Ora, chi crea o ha creato bitcoin li può scambiare con altre monete e li può usare per effettuare pagamenti (ovviamente a favore di chi ha deciso di accettarli). Si comportano un pò come francobolli rari, il cui valore sale o scende in funzione della domanda da parte dei collezionisti: il valore aumenta se qualcuno vuol comprarsi il bitcoin o il francobollo. E la domanda dipende in parte dalle aspettative di futuri aumenti del valore.

E proprio come se fossero francobolli rari, vale a dire oggetti di scarso valore intrinseco pagati però una fortuna dai collezionisti che li comprano per investire capitali e guadagnarci, il fisco chiede la sua parte.

L'IRS, l'internal revenue system, cioè il fisco americano, vuole la sua parte e spiega che il bitcoin non è una moneta ma equivale a un bene di proprietà, la cui compravendita può comportare guadagni per i proprietari, che devono denunciarli e pagare le imposte.


6 commenti:

  1. Semplificando al massimo, il bitcoin è come una pepita:
    - è di chi la trova
    - può variare il suo potere di acquisto anche repentinamente
    - può essere barattata con altri beni o servizi
    - può non essere accettata dalla controparte

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  2. E può essere persa. I bitcoin che sono dentro un hd, se questo si rompe, vanno perduti. O sbaglio, LeFou?

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    1. Mi parte di no. Da quello che ricordo, il database è copiato da tutti. È molto piccolo.

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    2. Mi riferivo a questo: http://video.corriere.it/butta-hard-disk-discaricadentro-c-erano-55-milioni-bitcoin/0f4bcba4-587a-11e3-8914-a908d6ffa3b0

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    3. In realtà credo che Fede abbia ragione, il "portafoglio" o conto Bitcoin è residente in un file, se questo viene perso, cancellato, o magari si perde la chiave di accesso quesi Bitcoin sono persi per sempre. Quello che è distribuito è il database delle transazioni effettuate. In un certo senso si mantiene l'informazione che quei Bitcoin sono in un determinato conto, ma non ci si può più accedere.

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    4. In effetti i Bitcoin sono dei codici, e se vengono persi non è possibile utilizzarli.

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