15 ottobre 2011

La favola pensionistica


Quando ho letto questo articolo all'inizio non ci credevo, poi mi è venuto da ridere, alla fine mi sono veramente alterato per la presa per il sedere che sottende.

Sostanzialmente il concetto è che lavorando fino 70 anni e versando oltre 35 anni di contributi la pensione sarà più alta.

Ma guarda! E chi lo avrebbe mai detto?

Cioè, se vado in pensione più tardi il mio montante contributivo verrà diviso per un numero minore di anni e quindi la pensione sarà mediamente più alta.
Facciamo un esempio pratico del sistema contributivo.
Se inizio a lavorare a 30 anni e lavoro per 35 anni, vado in pensione a 65 anni. Siccome la vita media è 80 anni starò in pensione per 15 anni. Quindi tutto quello che ho versato, il montante, viene diviso per 180 mesi e versato come rendita (pensione).
Viceversa, se inizio a lavorare a 30 anni e vado in pensione a 70, avrò 40 anni di contributi e starò in pensione (mediamente) per 10 anni, quindi è ovvio che la mia pensione sarà più alta: il montante sarà diviso per 120 mesi, non per 180!

Allora perchè non andiamo in pensione a 79 anni? La nostra pensione sarà stratosferica! Altro che il 70% dell'ultimo stipendio, avremo il 300 o il 400%!

Chi oggi lavora, specialmente gli autonomi e i precari, entrano nel mondo del lavoro a oltre 30 anni e non lavorano di continuo, quindi difficilmente a 65 anni arriveranno a 35 anni di contributi. Quindi la prospettiva è di andare in pensione anche oltre i 70 anni e con 35 (non 40) anni di contributi, con una pensione da fame.
Come ho già scritto in altri articoli, la pensione con il contributivo, è data dalla somma dei versamenti effettuati in età lavorativa rivalutati, divisi per la speranza di vita residua al momento della pensione.

Quindi non ci facciamo illusioni su quello che scrive l'INPS.

Chiudo con una precisazione su quello che circola ultimamente sul web. Circola infatti la voce che le pensioni siano pagate da precari e immigrati e che queste siano le sole gestioni attive.

Beh, è una balla colossale.

Intanto precisiamo che l'INPS non è in pareggio. Cioè lo è come può esserlo un ente pubblico: è in pareggio perchè lo stato contribuisce con circa un terzo. In altre parole le entrate dell'INPS coprono circa i 2/3 delle uscite.
Poi le gestioni dei precari (la gestione separata) e di artigiani e commercianti extracomunitari sono effettivamente in attivo, ma solo perchè sono state attivate da pochi anni e ancora non erogano prestazioni!
In pratica incassano solo e non erogano quasi niente. Ma questo è destinato a cambiare radicalmente nei prossimi 20 anni!

Prossimamente tornerò sulle questioni previdenziali chiarendo la contribuzione e i montanti.

1 commento:

  1. Queste cose mi preoccupano molto...

    Gente a cui è andata bene, tipo mia zia che pochi anni fa ha cominciato a lavorare come farmacista (aveva 32 anni o giù di lì) e mi sembra che sia a tempo indeterminato, potrebbe anche valere il discorso che la pensione sarà più alta

    ma tanti altri, penso ad alcuni amici miei che non sanno dove andare a battere la testa, passano da un lavoro a nero a un contratto da apprendista e poi di nuovo a nero...Tipo un amico mio col diploma di geometri va avanti così da anni

    RispondiElimina

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